Il movimento unitario sindacale abruzzese si pone l’obiettivo della costruzione di una sanità al servizio dei cittadini. Il secondo Piano sanitario regionale (P.S.R.) ed il Piano Sociale, (P.S.) dei quali il sindacato abruzzese ribadisce il valore dei principi assunti, anche attraverso la concertazione con la Giunta regionale, devono oggi essere rivisitati sulla base delle leggi di riforma che sono la legge 229/99, la cosiddetta riforma ter della sanità, e la Legge Quadro sull’assistenza approvata solo recentemente. Un quadro legislativo che ci consente di uscire da un sistema sanitario autoreferenziale, ponendo al centro la persona, il cittadino, l’utente. Quando si dice utente si pensa a cittadine e cittadini e quindi ad un servizio che risponde ai bisogni, un sistema che difende i diritti di cittadinanza. Il diritto al benessere é certamente prioritario, infatti il D.L.gs 229, articolo 1, definisce la tutela della salute “un diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; diritto garantito dal Sistema Sanitario Nazionale che assicura livelli essenziali ed uniformi di assistenza”. Il movimento sindacale abruzzese vuole fare sì che questi diritti non restino scritti nelle leggi, che da diritti virtuali diventino servizi concreti, anche con la consapevolezza che sancire un diritto non vuoi dire automaticamente averlo soddisfatto. Allo stesso modo il D.L.gs 229/99 definisce i livelli essenziali ed appropriati di assistenza senza che essi dipendano direttamente ed esclusivamente dalle compatibilità economiche. Restano, quindi; fondamentali il governo ed il controllo della spesa pubblica anche in considerazione del nuovo federalismo fiscale, togliendo però alla disponibilità finanziaria la prerogativa di essere l’unica variabile indipendente. Il 20 PSR approvato appena un mese dopo la riforma fa riferimento solo ai principi universali, ma ovviamente non tiene conto delle scelte e delle indicazioni della riforma stessa. Cgil-Cisl-UiI, in sede di concertazione con la Giunta regionale, avevano già posto il problema di un futuro adeguamento del Piano Sanitario, ma ciò non deve accumulare ritardi fornendo l’alibi di rinvii nella sua applicazione Per tali motivi chiediamo l’immediata realizzazione di ciò che nel PSR è coerente con la legge di riforma, per contemporaneamente lavorare ad una Legge Regionale di recepimento del D.Lgs 229. Una scelta politica giudiziosa e ricca di buon senso in grado di accorciare i tempi del nostro lavoro senza pregiudizi per la qualità dei servizi sanitari. lì sindacato unitario abruzzese deve imporre alla Giunta Regionale. una pratica concertativa che non si fermi ai principi generali, per contemplarli, ma che entri nel merito. Per questi motivi, definiti gli obiettivi e le metodologie da adottare ail livello regionale; Cgil-CisI-UiI decidono di riprendere una forte e contestuale pratica concertativa nei territori, nelle ASL nei luoghi di consumo della gestione dei servizi, dell’affermazione della qualità, efficacia ed economicità delle prestazioni. Non è sufficiente raggiungere ed ottenere buone leggi o buoni accordi, il movimento sindacale ne pretende l’applicazione, a partire dallo stato di attuazione del P.S.R. e del Piano Sociale. Dunque con queste premesse, CGIL CISL UIL abruzzesi individuano i seguenti terreni prioritari ed inscindibili:
1) efficacia della prevenzione e della tutela della salute nei luoghi di lavoro;
2) realizzazione della rete dei servizi sanitari e socio-sanitari e contestuale deospedalizzazione
quali strade obbligate per creare la sanità che vogliamo.
PREVENZIONE E TUTELA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO
La cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro è per il sindacato un valore. La Piattaforma di CgiI-Cisl-Uil su infortuni, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è parte integrante di questo documento ed indica un minuzioso piano di lavoro di tutte le strutture del sindacato abruzzese. La piattaforma coglie la drammaticità della situazione, non si può assistere passivamente ai drammi che colpiscono gli affetti più cari delle famiglie dopo una morte sul lavoro, una invalidità permanente o una malattia professionale. I Dipartimenti di Prevenzione, con un sistema a Rete fino ai Distretti sanitari di Base, vanno istituiti e organizzati in ogni ASL: essi hanno il compito di garantire la tutela della salute collettiva perseguendo obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità e di miglioramento della qualità della vita. Nonostante il P.S.R. ne prevede l’istituzione individuandone con precisione compiti e consistenza a tutt’oggi possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che pochissimo è stato fatto perché abbiano la minima funzionalità. Siamo molto lontani dal 6% della spesa prevista, nel P.S.R., per la prevenzione con tutte le conseguenze ovvie che ciò comporta. È allarmante la bassissima percentuale di copertura degli organici dei servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro. Su questo punto non ci possono essere rinvii nè alibi per la Giunta Regionale e per i Direttori Generali delle ASL. Vanno attivate le Commissioni regionali e provinciali ed il Comitato Regionale di Coordinamento, predisposti progetti di Formazione Continua, per chi lavora nei settori pubblici e privati come previsto dalla Legge 626. La Formazione deve iniziare all’interno delle scuole affinché l’impegno sul terreno della prevenzione diventi una cultura diffusa ed egemone, mentre la Regione Abruzzo deve programmare iniziative, confronti, seminari, piani di informazione. Insieme alle misure di sostegno economico alle imprese la Regione deve pretendere piani di valutazione dei rischi aziendali e di rispetto delle condizioni di sicurezza e di tutela della salute.
RETE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO SANITARI
Il P.S.R. definisce compiti e funzioni del distretto sanitario di base (DSB). Definizione che non corrisponde al distretto così come individuato dal D.Lgs 229 non tanto in termini di popolazione minima, ma come luogo in cui il bisogno di salute si esprime e trova accoglienza, dove il cittadino va orientato verso altre strutture. lì Distretto è, secondo la riforma, l’articolazione della unità sanitaria locale che si attiva per organizzare la risposta, coordinando l’insieme dell’offerta possibile. E’ il luogo della integrazione socio-sanitaria nonché del coordinamento con i dipartimenti e servizi aziendali, inclusi i Presidi Ospedalieri (PO). Si tratta di arrivare ad un Programma delle Attività Territoriali ed al Coordinamento dei Distretti; è evidente che funzioni e numero, degli attuali DSB., non rispondono alla scelta della riforma e vanno rivisti come da tempo richiesto da Cgil-Cisl-Uil. Il Distretto deve attivare un circuito virtuoso fra attività sociali e sanitarie e di integrazione con il Comune in modo da dare continuità all’assistenza. La continuità tra sociale e sanitario fa sì che oltre al tempo della cura sia possibile intervenire sui problemi che quella malattia ha generato. E’ necessaria la collaborazione tra le istituzioni competenti e la gestione unitaria delle diverse fonti di risorse. È il nuovo Distretto che:
1) rileva il bisogno complessivo di salute della popolazione;
2) indirizza il cittadino, a seconda del bisogno, verso i servizi sul territorio
quali l’ADI, le strutture diurne, le Residenze assistenziali e sociali. Il Distretto riformato rende reale il ruolo di programmazione dei Comuni, con lo spostamento di poteri, decisioni e risorse dal livello regionale ai singoli territori. I comuni hanno la titolarità per approvare il piano attuativo locale, il budget di risorse e a controllare i risultati di gestione. I Comuni devono essere coinvolti sul piano della programmazione della spesa e della localizzazione dei servizi con il coinvolgimento dell’ANCI, UPI e UNCEM anche ai fini di un necessario coordinamento nei rapporti con le ASL. La nuova legge regionale di recepimento del D.Lgs 229 deve innanzitutto ridefinire il numero dei Distretti che noi chiediamo siano coincidenti con gli ambiti sociali del Piano Sociale Regionale. Cgil, Cisl ed Uil intendono riproporre, con decisione, la realizzazione di una rete dei servizi in grado di soddisfare i bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini che realizzi un riequilibrio fra ospedale e territorio con servizi orientati alla prevenzione e alle strutture alternative al ricovero destinando loro risorse appropriate. Entro il duemila vanno fatte le seguenti verifiche sulla:
1) realizzazione dei servizi previsti nei Progetti Obiettivo, a partire dall’abbattimento delle liste di attesa:
2) distribuzione tra spesa ospedaliera e prevenzione;
3) mancata apertura delle strutture pubbliche RSA già finanziate con i fondi dell’art. 20 della finanziaria 1988;
4) programmazione concertata tra sindacati e G.R. per i tempi di attivazione delle R.S.A. pubbliche, private ed Onlus quali strutture alternative alla degenza e alla cronicizzazione delle fasce deboli della popolazione anche tenendo conto del riequilibrio territoriale:
5) metodologia e tempistica di realizzazione dell’Osservatorio Epidemiologico, senza il quale nessuna programmazione può ritenersi soddisfacente;
6) programmare l’attivazione delI’A.D.I. su tutto il territorio abruzzese. Il servizio, coordinato dai distretti, deve coinvolgere il medico di medicina generale di base convenzionato con le ASL;
7) concretizzazione della legge regionale di recepimento del D.Igs 229 (Riforma Sanitaria Ter).
Quest’ultimo punto assume rilievo nell’iniziativa di CGIL CISL UIL per il riequilibrio regionale e la territorializzazione dei servizi socio-sanitari. L’Osservatorio è diventato un impegno sbandierato e mai realizzato; le ragioni di tali ritardo non danno ragione, e scientificità, ad un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera, non raggiungibile solo attraverso operazioni matematiche, ma anche mediante un processo complesso di riconversione di risorse sia finanziarie che umane. CgiI-Cisl-Uil, inoltre, in riferimento al rapporto tra pubblico-privato, indicano la via della competizione e non della concorrenza. Avere introdotto la concorrenza e la libera scelta come unici strumenti per favorire efficienza ed efficacia è stata una scelta sbagliata, da correggere con altri criteri. Lo stato di inefficienza della sanità abruzzese suggerisce, infatti, la introduzione di principi di competizione sulla qualità e non sul numero dei servizi e delle prestazioni che vengono erogate, competere sulla loro qualità e sul modo con cui vengono erogate invece che sul fatturato. Occorre che il privato riscopra una capacità progettuale investendo risorse proprie riscoprendo il gusto del rischio imprenditoriale. Cgil-Cisl-Uil denunciano, tra l’altro, il dilagare nelle pubbliche amministrazione e nelle ASL, della piaga del lavoro sottopagato attraverso l’affidamento di servizi a cooperative e società mediante appalti al massimo ribasso che non garantiscono nè l’efficienza né la qualità professionale necessaria. Le scelte indicate dai sindacati confederali abruzzesi affrontano compiutamente il rischio di una cattiva sanità finanziata da un aggravio di tasse ai cittadini abruzzesi. Con il Dlgs 56 dell’ 8.2.2000 in materia di federalismo fiscale, una parte consistente dei trasferimenti erariali, in particolare il FSN, sarà abolita; di contro le Regioni parteciperanno al gettito di alcune imposte (Iva, Irpef e benzina). Inoltre per la sanità verrà abolito il vincolo di destinazione delle risorse regionali e sostituito con l’adozione da parte del Governo di indicatori quali-quantitativi e standard minimi di assistenza ed un sistema di monitoraggio. Infatti il modello di federalismo fiscale italiano è di tipo verticale con meccanismi di perequazione nazionale e di solidarietà governata dal centro. Ma va detto che la principale risorsa propria delle regioni è l’lrap (un’imposta collegata allo sviluppo del reddito locale) che ha finanziato in gran parte la fiscalizzazione dei contributi sanitari. E’ evidente che se lo sviluppo locale segna il passo, le risorse a disposizione saranno insufficienti, di conseguenza se non si definiscono obiettivi di efficacia ed efficienza del sistema sanitario su tutto il territorio nazionale, le differenze dello sviluppo tra le regioni, avranno ricadute negative immediate sui cittadini. Possono essere seriamente messe in discussione la coesione sociale e l’universalità dei diritti invocando il principio della sussidiarietà secondo il quale lo stato diviene garante solo alla fine, limitandosi appunto a sussidiare la manchevole iniziativa del mercato. Anche per questi motivi CgiI-CisI-Uil aprono una formale vertenza sui temi dello sviluppo sociale ed economico della nostra regione.
CGIL CISL UIL Abruzzo 25 ottobre 2000