Recarsi presso la tomba di Guglieimo Epifani, per portare fiori e parole di cordoglio, da parte del Segretario Nazionale della Cgil Landini, insieme ad altri dirigenti sindacali con la partecipazione dell’On. Speranza, sono cosa utile ed ammirevole. Almeno questo. Eppure sono passati due anni dalla morte di Guglielmo Epifani un romano, nato da genitori di origine campana, autore di colte elaborazioni e di un lavoro intellettuale utile alla “notevole” di crescita politica dell’intera Cgil, meriterebbe un momento di riflessione collettiva. Ci vorrebbe un pò di più di una celebrazione.. Lo dico perchè le circostanze che mi hanno spinto a conoscere Guglielmo erano del tutto particolari. Infatti scoprii che  era un giovane laureato in filosofia, alla Sapienza di Roma,  estensore nel 1973 di una tesi su Anna Kuliscioff.  Una scelta di tutto rispetto, per l’ingresso del Socialista Epifani nella Cgil nazionale, che  avvenne come direttore della Casa editrice della Confederazione, l’Esi (l’attuale Ediesse). Dicevo che esistevano circostanze che mi spinsero a cercare la conoscenza del giovane direttore, dietro la spinta della mai partecipazione casuale ad  un colloquio tra due dirigenti comunisti della Fillea , che criticavano la circostanza della pubblicazione di una biografia di Bruno Buozzi. Diventava preoccupante, per i due rigorosi “leninisti” che l’Esi potesse pubblicare un testo sul riformista socialista e martire della resistenza. Naturalmente dopo avere detta la mia sulla “pochezza” dei miei interlocutori mi intrigò l’idea di conoscere quel socialista, che proponeva Buozzi, quindi un riformista coraggioso ed innovativo. Conoscere Epifani mi aiuto a capire il perché della forzatura su “Buozzi”  e, quindi la sua idea di sindacato unitario. Una posizione che non passò inosservata nella Cgil, dove operava un gruppo dirigente sempre a “caccia” di talenti . Infatti Guglielmo approdò prima all’Ufficio sindacale, come collaboratore di Piero Boni, e poi all’Ufficio Industria della Confederazione. Ma fu nel 1979, nello stesso anno dove il sottoscritto venne eletto Segretario a Pescara,  che iniziò la vera  carriera di dirigente sindacale di Guglielmo con l’incarico di segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai. Mentre nel 1990 entrò nella segreteria confederale al posto di Enzo Ceremigna e nel 1993, all’uscita di Del Turco, fu eletto segretario generale aggiunto di Bruno Trentin. È stato iscritto prima al Partito Socialista Italiano e, dopo la fine del Psi, al partito dei Democratici di Sinistra. Vice di Sergio Cofferati dal 1994 al 2002, a seguito della conclusione del mandato di Cofferati, divenne segretario generale della Cgil, primo socialista a guidarla dai tempi della sua ricostituzione. Colto, intellettuale raffinato, è stato un sindacalista dai tratti gentili, ma anche capace di decisioni radicali. Fu lui nel 2002 ad annunciare al congresso della Cgil la decisione che portò poi ai 3 milioni di lavoratori in piazza contro la riforma dell’articolo 18 voluta dal governo Berlusconi, la più grande manifestazione di sempre che si tenne al Circo Massimo. Durante la battaglia della Cgil abruzzese tesa a “combattere” la deriva recessiva della economia regionale, venne  a Pescara per tenere il comizio che apri il tema, da lui definito “Caso Abruzzo”. Una regione che era stata la locomotiva del Sud, ad una passo dalle capacità di sviluppo del Centro-Nord, che marciava al contrario, verso una fase di declino. Dopo di Lui arrivò la Camusso. Una donna a dirigere la Cgil per la prima volta. Con questo titolo di merito alla sua  uscita dal Sindacato venne eletto deputato nel PD, per poi svolgere la funzione di presidente della X commissione attività produttive, commercio e turismo, incarico a cui non rinunciò neppure quando l’11 maggio 2013 fu nominato segretario (di transizione) del Pd dove venne costretto a dire con asprezza che Letta, non presiedeva un «governo amico», ma l’esecutivo espressione del Pd. Poi, Epifani fu sostituito da Matteo Renzi, al quale, in seguito, ha fatto opposizione, fino al punto di prendere parte alla scissione del Pd (fu incaricato lui di spiegarne le ragioni nel dibattito) e all’avventura dell’Articolo 1- Mdp. Una breve malattia ce l’ha portato via il 7 giugno 2021.