Pescara lì, 9.12.2005
A tutte le strutture
Cari/e compagni/e
il poderoso impegno di tutto il nostro quadro dirigente in questa delicata fase congressuale non consente, al regionale CGIL, una ragionevole organizzazione della discussione politica su argomenti di vitale importanza per la vita politica, economica, produttiva e sociale della nostra regione.
Naturalmente non mancheranno occasioni per colmare questo vuoto sulle attività regionali, però, (anche per consentire una parziale, ma ragionevole, informazione sul contenuto dei vari incontri svoltisi con il Presidente e l’intera Giunta Regionale, con gli assessori al Bilancio, al Lavoro e Formazione ed alla Sanità) ritengo opportuno inviare questa nota, da leggere tenendo presente le dichiarazioni contenute nel mio intervento, nel corso della Manifestazione regionale, a L’Aquila.
Sono appunti, riflessioni e punti rivendicativi, meritevoli di approfondimenti specifici, (da utilizzare più come una Bozza affastellata) che faremo durante lo svolgimento dei Congressi Confederali Provinciali e di quelli Regionali di categoria (per le parti più attinenti ai territori e settori interessati).
In buona sostanza prima del Congresso regionale della CGIL Abruzzo.
Buon Lavoro a tutti Il Segretario generale Franco Leone
NOTE per una riflessione sullo stato attuale del confronto
Il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale (DPEFR), nella sua prima stesura, ha offerto letture contraddittorie sui temi dello sviluppo e dell’analisi dell’andamento della occupazione. In una parte del documento veniva accettata la nostra lettura, subito dopo incombevano i dati e le considerazioni fornite da Unioncamere, con le sue previsioni ottimistiche, figlie di un periodo “tutto rosa”.
Abbiamo dichiarato che la novità, per l’Abruzzo, sarebbe quella di scegliere una fonte attendibile.
Non possiamo però evitare di segnalare il nostro interesse alla modifica e presa d’atto di una situazione di crisi, proposta nella seconda stesura revisionata del DPEFR, dei bassi tassi di crescita del PIL, dell’aumento del divario nei confronti delle aree più forti dell’Italia, della modesta dinamica dell’occupazione, contrassegnata da chiari fenomeni di precarizzazione e della riduzione, a fronte di un apparente incremento degli occupati, della massa salariale, dei diritti, compresi quelli pensionistici, e la qualità della vita dei lavoratori.
Abbiamo inoltre sottolineato che, alla crisi di difficile soluzione dell’industria del comparto dell’elettronica e delle comunicazioni ed il conseguente aggravarsi dello squilibrio tra le aree interne e le aree costiere e vallive, doveva essere aggiunta la difficile situazione vissuta dal sistema TAC (Tessile Abbigliamento e Calzaturiero), della chimica di Bussi, e dello zuccherificio di Celano, che provocherà danni enormi nel settore bieticolo marsicano e teramano.
Ancora. Rispetto al DPEFR condividiamo che ormai :
* troppi sono i lavoratori adulti che a seguito della crisi dell’industria hanno perso o
rischiano di perdere irrimediabilmente il lavoro;
* in Abruzzo inoltre c’è ancora troppa povertà.
Si pone di conseguenza la necessità di una risposta alta e prioritaria: Normare misure e provvedimenti per l’accesso di persone, appartenenti a nuclei famigliari poveri, al Mercato del lavoro. Ad esempio sostegno al reddito con interventi attraverso erogazione economiche e di servizi. Il Bilancio Provvisorio 2006 e la Finanziaria regionale, non colgono in esplicito questa priorità, da noi posta nella Piattaforma dello Sciopero del 25 Novembre.
Il DPEFR dichiara che la crisi industriale è stata aggravata anche dalle scelte di grandi gruppi che hanno ridotto la loro presenza in Abruzzo (Telecom, Enel, Ferrovie dello Stato, Autostrade ecc…). Siamo d’accordo, ma questo richiede una ricontrattazione con i grandi gruppi citati. A questo tema, dopo l’avvio importante di un primo confronto avuto con il management nazionale delle ferrovie, non viene data continuità attraverso iniziative specifiche guidate dalla Giunta regionale. Tanto meno si avviano i tavoli di confronto (da noi rivendicati in occasione dello sciopero del 25 Novembre) tra Regione-Sindacati e grandi imprese industriali presenti sul territorio abruzzese.
Nel DPEFR si cita la necessità di:
– riorganizzare la spesa della Regione e degli Enti Locali anche semplificando il sistema delle agenzie e degli Enti strumentali al fine di liberare il maggior numero di risorse proprie per politiche di sviluppo e per modernizzare le macchine amministrative.
Manca la dichiarazione esplicita che l’obiettivo è quello di raggiungere le dimensioni, di agenzie ed Enti, in grado di dare soluzioni industriali, efficaci ed efficienti.
Ad esempio l’Acqua, bene di interesse pubblico, deve essere gestita con metodi industriali e strumenti di più forte dimensione strutturale e tecnologica.
Il DPEFR modifica ipotesi e contenuti degli ormai decaduti Piano di Sviluppo Regionale e Quadro di Riferimento Regionale, scegliendo la via di un indistinto sviluppo diffuso nelle aree urbane che supera l’idea di un sistema di “area metropolitana CH-PE”. Non se ne capisce l’obiettivo e l’opportunità . Dovrebbe essere meglio spiegata, soprattutto in una fase nella quale Amministrazioni comunali di grandi dimensioni devono essere aiutate a ragionare su obiettivi congiunti di sviluppo.
Per questi motivi è molto opportuno il richiamo alla necessità di un nuovo Programma Regionale di Sviluppo, anche perché in questo modo si riconsegna, almeno nel futuro, il DPEFR al suo compito reale.
È necessario ribadire quanto da noi richiesto, anche, alla precedente Giunta regionale. Infatti il DPEFR deve:
– divenire il documento di sintesi operativa redatto dalle direzioni regionali, sulla base degli orientamenti politici espressi dall’intera Giunta regionale;
– contenere le scelte di priorità da assumere nel bilancio regionale in materia di entrate ed uscite collegate ai piani di settore: trasporto, industria, energia, ambiente, rifiuti solidi urbani, politiche attive del lavoro e della formazione, ristrutturazione dei servizi della regione, riequilibrio delle zone interne ed in particolare piano sanitario da integrare con il sociale.;
– assumere una dimensione regionalistica attuativa del decentramento fiscale e del nuovo federalismo.
Il fatto che nel corso dei vari confronti esercitati con gli Assessori abbiamo scoperto che, quest’ultimi, non basavano le proprie proposte di programmazione con i contenuti del DPEFR, apre interrogativi inquietanti. Lia Assessori non hanno esitato a dichiarare la loro mancata conoscenza del documento stesso;
È cronaca nota l’esistenza di un drammatico deficit finanziario di proporzioni notevoli giunto a cifre che sfiorano il tetto del massimo scoperto.
Un disavanzo che è passato da 119 milioni di euro del 2001, ai 270 milioni di euro del 2004, mentre l’indebitamento pari ai 219 milioni di euro del 2000 ha galoppato verso gli attuali 923 milioni di euro. Deve essere annotata la circostanza che per il 2005 la soglia massima di indebitamento è stata fissata in 950 milioni di euro.
Già nel corso del nostro Congresso Regionale, precedente, sul Bilancio Preventivo 2001, la Cgil aveva esortata la Giunta Regionale di centro-destra a non farsi irretire da politiche clientelari e di elargizione a pioggia delle sempre più esigue risorse regionali. Concetti ribaditi anche nel 2002 e posti alla base dello Sciopero Regionale, svoltosi il 21 Febbraio 2003, che non hanno trovato ascolto. Negli anni sono stati approvate Finanziarie regionali senza anima politica, fotocopia l’uno dell’altro, statici, ingessati e non trasparenti (in diversi capitoli tra spesa corrente e spesa di investimento), a tale punto, provocando il rischio di dissesto finanziario.
Non è un caso che per ben cinque volte consecutive i Bilanci Preventivi non hanno trovato consenso di maggioranza e procurato l’esercizio provvisorio con problematiche per le politiche di investimento e di sviluppo. L’attuale Bilancio, approvato dalla Giunta Regionale, proposto alla discussione del Consiglio regionale è stato definito “Bilancio di transizione”. Non poteva essere altrimenti viste le premesse finanziarie, ma, anche, tenuto conto di mancate e precise indicazioni programmatiche.
Il DPEFR prevede il rafforzamento della governance, luogo permanente per la consultazione e gli approfondimenti in occasione dei principali appuntamenti della programmazione regionale (DPEFR, Programma Generale di sviluppo, singoli piani di ambito e settore), non esaustiva però dei processi di concertazione necessari e richiesti. Non può non essere sottolineato che l’accordo sul Documento sulle regole della concertazione, seppure garantito in precedenza e ribadito nel corso di un incontro con il Presidente e con l’intera Giunta Regionale, non è stato raggiunto.
Il DPEFR ed il Bilancio non danno risposte al taglio delle risorse al sociale, una questione che apre un grave problema per i cittadini abruzzesi, e non solo per le persone a più basso reddito. Ci sono servizi che qualificano il grado di civiltà di una comunità. Alla nostra rivendicazione di indicare maggiori risorse al sociale, a partire dalla questione del trasferimento, di investimenti e risorse, dalla sanità al sociale, attraverso un Progetto di Integrazione Socio-Sanitaria, viene data una generica assicurazione senza che il DPEFR, e il Bilancio Preventivo, vadano oltre la citazione della questione. Sono urgenti gli obiettivi di concretizzazione e regolamentazione, nel 2006. Tanto meno riceve risposte la problematica attinente il Fondo per la non auto-sufficienza. È una questione che in Abruzzo (vedi indici di invecchiamento) pretende una risposta.
Nel DPEFR sulle politiche per la sanità si sceglie una strada eccessivamente descrittiva e ragionieristica, dimenticando che le operazioni messe in campo dalla FIRA e dall’Assessore alla Sanità intervengono sul passato, sulle situazioni di deficit create dalla mancanza di interventi strutturali e di razionalizzazione del sistema sanitario. Riteniamo utile ribadire, i nostri obiettivi rivendicativi per la riqualificazione del sistema Sanitario abruzzese:
- La normativa regionale dedicata ai VRQ (Verifica Requisiti Qualità), uno strumento del quale la regione deve immediatamente dotarsi (siamo l’unica regione a non averlo ancora fatto), per la verifica dei requisiti strutturali e di qualità dei servizi, pubblici e privati, senza attendere le fasi di elaborazione del Piano sanitario regionale;
- Definire il ruolo dell’Osservatorio Epidemiologico ed avviare l’attività della nascente Agenzia sanitaria che ha, come primo compito, quello di dotare l’Abruzzo di un sistema di accreditamento definitivo, in grado di superare il sistema attuale, del tutto prigioniero della vecchia concezione del convenzionamento dei posti letto;
- Nuovo Piano sociale da utilizzare quale strumento propedeutico al Piano Sanitario Regionale, per individuare in maniera netta il confine tra quella che è definibile spesa sociale, da quella sanitaria. Riteniamo che una importante parte delle risorse dilapidate, ad esempio ricoveri impropri, appartengono ad una mancata organizzazione di questa area di confine;
- Una indicazione esplicita dell’obiettivo di riqualificare la spesa sanitaria, prevedendo maggiori risorse a favore della rete dei servizi territoriali e della prevenzione, con la razionalizzazione programmatica della rete ospedaliera;
- Dare avvio ad una attenta regolamentazione dei servizi di Day Hospital e di Day Surgery. L’obiettivo dichiarato deve essere quello di superare l’attuale concezione che confonde l’Assistenza Domiciliare, Day Hospital, Day Surgery e ricovero ospedaliero. Infatti in una delibera regionale precedente, si indicava la possibilità di trasformare gli attuali posti letto in servizi di Day Surgery (con l’intento di rendere scarsamente trasparente la riduzione dei posti letto ospedalieri, invisa alle popolazioni locali), trascurando la portata del valore della scelta dei servizi di Day Surgery in termini di risparmio, futuro, ma anche di valore organizzativo a favore della tutela della salute;
- Ridefinire un rapporto reale di integrazione tra pubblico e privato. L’attuale sistema ,di relazioni e negoziazioni, consegna al privato un mercato certo e, il più delle volte, nei settori sanitari di scarsa qualità, ma con alte renumerazioni.
Nel frattempo emerge, durante e nel corso del confronto con gli Assessori al Bilancio ed alla Sanità, un capitolo (tutto da approfondire da parte nostra) sul tema delle negoziazioni, tra pubblico e strutture private accreditate, nel quadro del momento di particolare difficoltà finanziarie vissute dal Bilancio abruzzese, (La spesa per la sanità è pari a poco più dell’80 % della spesa complessiva regionale). La regione sembrerebbe, intenzionata a recuperare risorse per lo sviluppo dei settori economici e produttivi, ma anche a chiedere, unitamente allo sforzo di razionalizzazione dell’intero sistema, una rapida conversione degli operatori privati, oggi comodamente collocati in un “nido economico protetto”, verso nuove attività, sulle quali rischiare e mobilitare risorse nuove, per misurarsi con livelli più alti di qualità.
- La riconferma, e soprattutto indicare la metodologia e la tempistica, della necessità di spendere il 6 % a favore della prevenzione e della sicurezza del lavoro;
- Le procedure di concertazione territoriale, (ASL, Amministrazioni Locali ed Organizzazioni Sinadacali), per meglio definire le coerenze tra gli obiettivi programmatici e i bisogni espressi dalle popolazioni;
- dotarsi di strumenti di vigilanza e controlli ispettivi, per abbattere i fenomeni di distorsione della spesa sanitaria legata agli indici di inappropriatezza nella erogazione dei servizi. Ci riferiamo soprattutto alla Sanità privata.
Abbiamo segnalata, inoltre, la necessità, sull’aziendalizzazione degli ospedali clinicizzati di Chieti e L’Aquila, di non fare solo riferimento alle possibilità di accesso a cofinanziamenti ministeriali per i centri di ricerca clinica applicata. La priorità è quella di verificare, con Bilanci ASL certificati, il peso di un così pesante processo di accentramento ospedaliero. Caso contrario si corre il rischio che una vasta aziendalizzazione, gestita appunto con criteri aziendalistici e dedita al rastrellamento massimo di risorse, accentui il proprio peso economico a sfavore del sistema della rete dei servizi sanitari territoriali.
Le affermazioni del DPEFR, per la politica per le zone interne, trova il nostro consenso, resta la verifica sulla concretezza delle enunciazioni.
Abbiamo proposto un riesame delle enunciazioni sul ruolo dei Distretti, come già dichiarato da noi in sede di confronto sul DPREF, che non può che trovare una migliore sistemazione in una Legge Quadro Regionale sull’Industria, punto rivendicativo posto alla base dello Sciopero del 25 Novembre. Non siamo favorevoli all’idea di Distretto contenuta nella Legge Finanziaria Nazionale, infatti, nella fase di discussione del DPEFR, abbiamo proposto un’idea diversa incentrata sulla necessità di favorire progetti di sistema locali. Il riferimento che proponiamo è il documento, da noi inviato, redatto dal CNEL.
Troviamo contraddittorio il capitolo, del DPEFR, dedicato al Turismo ed il suo legame con i grandi eventi. Naturalmente ribadiamo la nostra contrarietà ad assumere come punto centrale i Giuochi del mediterraneo per una politica di sviluppo del Turismo, vista la scarsa rilevanza, abbiamo già detto e ripetuto, mediatica. Non siamo, pertanto, favorevoli alla decisione di assumere nel quadro di risorse disponili dei fabbisogni globali, del Bilancio di Previsione, la spesa di 2,5 milioni di euro per questa iniziativa. Riteniamo che l’Abruzzo, prima di pensare ai grandi eventi, debba necessariamente trovare percorsi programmatici in grado di qualificare la propria offerta turistica e poi magari a come propagandarli. Nella polemica passata con il centro destra, abbiamo più volte affermata la nostra contrarietà ad una programmazione delle politiche turistiche, legata ai “grandi eventi”, al contrario innovazione di sistema, qualità dell’offerta e qualità professionale degli addetti e degli operatori sono solo le prime priorità da cogliere.