Cari amici, cari compagni,
i Comitati Direttivi regionali di oggi sono chiamati a discutere gli obiettivi e le priorità che CGIL CISL UIL sosterranno ai Tavoli nazionali di confronto tra Governo e Parti sociali convocati per i prossimi giorni, ma anche a discutere e ad approvare la Piattaforma rivendicativa regionale su cui ci proponiamo di aprire un nuovo confronto con la Giunta Regionale nell’intento di contribuire a dare all’Abruzzo un futuro economico, sociale, occupazionale e civile oggi negato dalla debolezza e dall’impoverimento delle sue basi produttive e dagli angusti orizzonti amministrativi che ispirano scelte e comportamenti del Governo regionale. Si tratta dunque di due livelli di discussione e di impegno, uno Nazionale, l’altro regionale e locale, necessariamente distinti per gli specifici rivendicativi di ciascuno come pure per le diverse forme tempi e modalità che attengono alla gestione concreta delle piattaforme. E tuttavia sbaglieremmo se vivessimo le due Piattaforme come mera sommatoria di rivendicazioni tra di loro indifferenti o indipendenti, e non piuttosto come due grandi basi comunicanti contenenti una comune acqua, cioè una strategia unitaria e indivisibile per lo sviluppo, il lavoro, i diritti, Una strategia unitaria in cui tutto si tiene, comunica, interagisce con effetti reciproci dall’alto verso il basso, dal basso verso l’alto. E’ questa la chiave organica e unitaria con cui leggere, vivere ed agire le due Piattaforme, nella consapevolezza che nessuna politica sindacale regionale può prescindere dai riferimenti e dalle scelte di ordine nazionale, come pure nessuna strategia nazionale può fare a meno di confrontarsi e commisurarsi allo specifico regionale e interagire con questo importante e nuovo livello di governo del territorio e dell’economia; le regioni, appunto, titolari di fondamentali competenze legislative e programmatorie “esclusive” o “concorrenti” con lo Stato. Basti pensare a questo fine a Patto di stabilità e al rapporto fra fiscalità nazionale – regionale – locale. La Piattaforma nazionale unitaria affronta in modo organico e complessivo i principali nodi strutturali che sono di freno allo sviluppo delle forze produttive del Paese – capitale, sapere, lavoro -, e in questo quadro si propone di valorizzare il lavoro, estendere e qualificare il sistema delle protezioni sociali, restituire centralità alla contrattazione nel governo delle retribuzioni e del MdL, mettere sotto controllo prezzi e tariffe pubbliche. Si tratta dunque di un impianto ricco di rivendicazioni che hanno tra di loro organicità e coerenza, e che sono sottese ad una strategia che persegue l’obiettivo della crescita economica e dell’occupazione facendo leva simultaneamente sull’innovazione, la ricerca, ma anche sulla valorizzazione delle risorse umane dentro e fuori il processo produttivo. Una strategia che riconferma, qualificandolo e riformandolo, il modello sociale europeo di “economia e società del welfare” contro le suggestioni presenti oggi nell’Unione Europea di rincorsa imitativa al modello americano, con l’impresa cioè alleggerita dei costi della produzione sociale. Dentro questo orizzonte strategico la Piattaforma nazionale assume alcune importanti centralità: la lotta alla precarietà del lavoro con impegni precisi alla stabilizzazione occupazionale nei settori privati e pubblici; l’accrescimento delle retribuzioni, la redistribuzione del reddito in favore dei lavoratori e dei pensionati; la riforma e l’estensione degli ammortizzatori sociali; la riforma della P.A.; il rinnovo dei contratti nazionali dei dipendenti pubblici. Leva fiscale e risorse necessarie a realizzare questi obbiettivi costituiscono nodi imprescindibili per le trattative che si aprono. E qui sta un primo scoglio che già prospetta due ordini di difficoltà: da una parte la limitatezza delle risorse del bilancio statale a disposizione del Governo, dall’altra l’orientamento politico del Ministro delle Finanze più sensibile alle ragioni del risanamento del debito pubblico che a quelle dello sviluppo e della redistribuzione del reddito. Più in particolare, a fronte di un Dividendo fiscale 2007 stimate in 10 mld di euro, il Ministro Padoa Schioppa, da rigoroso monetarista, quale è, è orientato a utilizzare 7,5 mld per il debito pubblico e 2,5 mld per tutto il resto, cioè infrastrutture, innovazione, ricerca, contratti del pubblico impiego, stabilizzazione dei precari pubblici, pensioni, ammortizzatori sociali. Naturalmente questo orientamento politico CGIL CISL UIL lo respingono non solo perché non da risposte alle ragioni di milioni di lavoratori, pensionati, e soprattutto giovani che in questi anni di politica liberista hanno subito un forte arretramento delle loro condizioni di vita e di lavoro ma anche perché, come dice il Documento nazionale unitario, “l’Italia, dopo anni di stagnazione, ha ripreso a crescere in un quadro di congiuntura internazionale ed europea favorevole, e questa ripresa dell’economia offre oggi una condizione nuova e non rinviabile per accrescere investimenti, produttività, lavoro sicuro e di qualità, e ridare al Mezzogiorno e alle altre aree del Paese rimasti indietro una credibile prospettiva di sviluppo e di occupazione”. D’Altra parte il Governo nazionale, dopo il varo della Legge Finanziaria 2007 fortemente e per molti apsetti necessariamente improntata l risanamento dei conti pubblici italiani, deve avere nella massima attenzione politica il disagio e lo scontento delle classi lavoratrici e dei pensionati, la insostenibilità delle condizioni di lavoro e di vita e la mancanza di prospettive delle nuove generazioni precarizzate o escluse dal lavoro come pure deve prendere atto della insostenibilità delle condizioni reddituali di milioni di lavoratrici e pensionati italiani. Se il Governo non dimostrerà questa doverosa e opportuna sensibilità politica al Tavolo delle trattative assumendo al riguardo impegni adeguati e coerenti, allora aumenteranno i rischi della sua tenuta, poiché il Sindacato dovrà necessariamente reagire, e alla debolezza dei numeri che sostengono la maggioranza all’interno del Parlamento italiano, si sommerà la disapprovazione sociale. Ecco, dunque, che le trattative sulla Piattaforma nazionale che si concluderanno entro il termine massimo del prossimo giugno, cioè in tempo utile rispetto alla presentazione del DPF, oltre ad una forte pregnanza sindacale e sociale assumono una indiscutibile valenza politica. Per CGIL CISL UIL è decisivo e pregiudiziale partire con il piede giusto, cioè avere la garanzia preventiva all’avvio dei tavoli che il Governo si presenti con una posizione collegiale di tutta la maggioranza sulle materie in discussione evitando scavalcamenti o rincorse di questa o quella forza politica della coalizione che renderebbero incerta la trattativa nel suo svolgersi e nel suo esito finale. Circa il merito delle singole rivendicazioni della Piattaforma rimando alla lettura del Documento unitario nazionale approvato dai Direttivi di CGIL CISL UIL il 5 febbraio scorso. Mi limito, dunque, a richiamare l’attenzione solo su alcune di esse per sottolinearne l’importanza o la particolare problematicità che presenta il loro accoglimento da parte del Governo. Mi riferisco in primo luogo al rinnovo dei Contratti del pubblico impiego che ad oggi non sono ancora assicurati per l’annualità 2007, e alla concreta traduzione in provvedimenti e misure del Memorandum Governo-Sindacati firmato a suo tempo per la Riforma della P.A. e la stabilizzazione dei lavoratori pubblici. Il Memorandum ha fatto dalla sua firma ad oggi importanti passi in avanti con l’adesione allo stesso, avvenuta il 22 febbraio scorso anche da parte di ANCI – UPI – Conferenza delle Regioni e con l’annuncio della sua ratifica nei prossimi giorni anche da parte del comparto scuola. Permangono comunque ancora difficoltà di natura finanziaria relativamente alla stabilizzazione dei lavoratori precari, considerato che a fronte di una platea interessata di circa 400 mila lavoratori nel triennio, Sole 24 ore riferisce di una copertura in Legge Finanziaria 2007 di appena 7.000 unità. In ogni caso per noi l’attuazione del Memorandum e in particolare la stabilizzazione dei precari riveste carattere di centralità rivendicativa e in ragione delle pressioni che stiamo esercitando il Ministro Nicolais si è impegnato ad emanare un Atto di indirizzo che dia risposte significative al problema anche nell’anno in corso. Relativamente alla riforma degli ammortizzatori sociali ci sono disponibilità manifestata dal Ministro Damiano all’estensione del sussidio di disoccupazione a tutti i lavoratori dipendenti, come pure all’aumento del sussidio dal 50 al 60% dell’ultima retribuzione percepita. Un punto di forte contrarietà rimane invece l’intenzione confermata dal Governo di riunificate tutti gli enti previdenziali in un Ente unico. Il Governo motiva questa posizione con argomenti di razionalizzazioni delle gestioni e soprattutto di risparmio. Noi, mentre dubitiamo di questi presunti vantaggi, confermiamo il timore che una tale riforma ridurrebbe la trasparenza delle situazioni gestionali dei singoli Enti, con il rischio conseguente di vedere scaricate sulle prestazioni INPS le disfunzioni e i disavanzi di altri Enti. Altro punto qualificante e allo stesso tempo controverso della Piattaforma nazionale è quello relativo al ricorso alla leva fiscale a sostegno della contrattazione collettiva di secondo livello. La nostra richiesta è di defiscalizzare gli incrementi salariali che si otterranno a livello aziendale e territoriale, conseguendo per questa via l’accrescimento del valore delle retribuzioni. La Confindustria all’apposto, disconoscendo che in Italia è aperta una pesante questione salariale per il livello del tutto insufficiente delle retribuzioni medie, esprime una decisa contrarietà alla defiscalizazzione proponendo in alternativa la decontribuzione del salario aziendale. Infine richiamo la complessa e delicata partita che è aperta sulle Pensioni, dove oggi sono davvero pochi i punti di convergenza tra Governo e Sindacato e tenuto conto anche delle posizioni della Confindustria dovremmo per così dire “guadagnarcela”. Il punto di forza delle nostre posizioni e rivendicazioni sono i lavoratori e le lavoratrici, i giovani, i pensionati italiani. Noi pure se tutto spinge oggi per una revisione a ribasso della spesa pensionistica ai fini del contenimento dei conti pubblici (dalla Banca mondiale all’Unione europea, alla Confindustria) non intendiamo in alcun modo giocare in difesa. Noi siamo portatori di un’idea di sistema pensionistico efficiente, solidale tra le generazioni, equo e flessibile, che tuteli concretamente e non solo virtualmente l’insieme dei lavoratori in attività e in quiescenza. Noi siamo per un sistema cioè che migliori i trattamenti, che garantisca il potere di acquisto con nuovi meccanismi di adeguamento. Dunque CGIL CISL UIL non solo soli, ne si sentono isolati, non giocano in difesa, non sono tacciabili di conservatorismo. Su questa materia i punti di rivendicazione sono molti. Ne richiamo per brevità soltanto quattro. Il primo riguarda il superamento dello scalone introdotto dal Governo Berlusconi a decorrere dal 1° gennaio 2008 per il diritto alla pensione di anzianità, ripristinando la flessibilità dell’età pensionabile nel sistema contributivo. Il secondo riguarda la netta opposizione alla modifica dei coefficienti di trasformazione delle pensioni in quanto valutiamo che tale modifica sarebbe socialmente insostenibile in generale e soprattutto per le giovani generazioni. Il terzo riguarda la revisione della normativa sui lavori usuranti rendendola più certa e più incisiva. Il quarto infine riguarda la rivalutazione monetaria delle pensioni in essere e la correzione della attuale “perequazione automatica” per una difesa più efficace e realistica del potere d’acquisto dei redditi da pensione. Vengo ora al tema della Piattaforma regionale un documento unitario che aggiorna con alcune nuove rivendicazioni la Piattaforma che fu alla base dello sciopero generale regionale dell’autunno 2005, e che da allora è rimasta sostanzialmente senza risposta nonostante una infinità di incontri e confronti unitari con la Giunta Regionale, con le Commissioni del Consiglio Regionale, con le Segreterie regionali dei Partiti di maggioranza e di opposizione. Da quello sciopero generale sono state approvate due leggi di Bilancio regionale – 2006 e 2007 -, sono stati varati due DPFR senza che la Giunta abbia raccolto l’esigenza da noi posta fin dal suo insediamento, di una profonda svolta nelle politiche regionali e nelle relazioni sindacali, impegnandosi alla definizione di un progetto “alto” di governo della regione ispirato a un’idea di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile. Siamo stati in questi anni, con la nostra Piattaforma regionale, coscienza critica del declino abruzzese manifestatosi già a partire dagli inizi dell’anno 2000, e allo stesso tempo suggeritori di idee e di proposte riformatrici, ma le porte della comprensione regionale sono rimaste chiuse. La conseguenza è che l’Abruzzo cresce a tassi significativamente inferiori a quelli nazionali e rimane afflitto da un disavanzo pubblico molto pesante, da un debito che ha superato il valore del totale delle entrate del Bilancio, da una incidenza abnorme della spesa sanitaria che è pari all’85% del Bilancio regionale. E’ un Abruzzo fermo, che rimane sganciato dalla ripresa economica in atto a livello nazionale e dalle sue opportunità. E’ lontana da noi l’idea di rassegnaci a questa situazione stagnate e critica e con i Direttivi Unitari di oggi abbiamo inteso avviare un percorso di rilancio della Vertenza Abruzzo proponendoci di coinvolgere in modo diretto i lavoratori e i pensionati abruzzesi attraverso un programma di assemblee in tutti i luoghi di lavoro e nei territori. Siamo incoraggiati in questa volontà di “ripartenza”, dalla bellissima Manifestazione svoltasi a Sulmona il 23 scorso in occasione dello sciopero generale dell’area Peligna e dell’Alto Sangro. Una manifestazione che ha visto la chiusura in solidarietà agli scioperanti di tutti gli esercizi commerciali di Sulmona e una partecipazione straordinariamente animata di giovani, lavoratori e studenti, nonché la presenza massiccia dei Sindaci dei Comuni dell’Area. Siamo incoraggiati dalla imponente manifestazione contro i ticket sulla farmaceutica tenutasi a Pescara e indetta dai Sindacati dei Pensionati. Il sindacalismo confederale abruzzese dunque è in grado di esprimere una grande forza mobilitativa, e le sue idee e proposte, i suoi obbiettivi riscuotono un consenso molto ampio, sono in grado di mettere in movimento, anche fisicamente, le forse del cambiamento e del progresso, e noi unitariamente vogliamo in ogni modo essere all’altezza di questo compito. Ci sollecitano a riprendere iniziative vertenziali regionale le crisi aziendali e il declino industriale in atto, ma anche le nuove opportunità di investimenti, occupazione e sviluppo che si offrono all’Abruzzo da parte di importanti gruppi industriali presenti nella regione che hanno annunciato specifici piani aziendali. Come pure ci sollecitano gli alti tassi di in occupazione giovanile e femminile, la precarizazzione selvaggia che avvilisce e mortifica le giovani generazioni abruzzesi e che costituisce una intollerabile patologia sociale essendo ormai in Abruzzo uno occupato su due precario. Ci sollecita la insostenibilità dei livelli di incidentalità e mortalità sul lavoro nella nostra regione che assegnano all’Abruzzo la maglia nera a livello nazionale. Infine ci sollecitano la crescita delle disuguaglianze sociali, i processi di progressivo impoverimento della classe lavoratrice e di ampliamento dell’area di emarginazione e dell’esclusione sociale. L’insieme di criticità che perdurano da tempo ci dicono che il modello economico e sociale abruzzese non è più in grado di produrre le positività che ha sputo esprimere in un lungo passato di crescita economica continua e di progresso sociale che tuttavia è ormai irrimediabilmente alle nostre spalle. Esso dunque va necessariamente, e senza altri ritardi, riprogettato dalle sue fondamenta affinché nel contesto nuovo e impegnativo dell’economia globalizzata e della competizione globale possa ricominciare e generare crescita economica e progresso sociale e civile delle nostre comunità. Noi ci proponiamo dunque con la Piattaforma della Vertenza Abruzzo di contribuire ad una svolta nel governo della regione. Ci proponiamo di richiamare con forza la Giunta regionale, ancora sprovvista a due anni dal suo insediamento di un Programma di coalizione mirato al rinnovamento economico, sociale e democratico della regione, a misurasi con la profondità della crisi abruzzese, con la sua natura di crisi di un modello economico e sociale che ha fatto il suo tempo e che ha esaurito le sue potenzialità e promesse. Perché la Regione “riparta”, occorre che il Governo regionale si disponga alla produzione di leggi di sostegno di sviluppo industriale, artigianale, turistico, superando la sua attitudine ad amministrare il suo immobilismo riformatore. Ad oggi l’Abruzzo non dispone di una Legge Quadro dell’industria, di una legge di sostegno all’innovazione tecnologica e alla ricerca, come pure nessuna scelta è stata compiuta per il riordino e la riorganizzazione di settori di fondamentale rilevanza economico produttiva e sociale, quali i trasporti, l’energia, i servizi idrici, lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti, edilizia pubblica sovvenzionata. La Giunta regionale deve prendere coscienza che i lavoratori, i pensionati, i cittadini abruzzesi si sentono “tartassati” ingiustamente e rigettano la politica che ha adottato su tasse, ticket e sacrifici aggiuntivi, perché avvertono che questa politica è ispirata a far quadrare i conti delle casse regionali e non allo sviluppo. Rigettano in definitiva una politica di “tasse senza riforme” che appesantisce contemporaneamente l’economia e le famiglie abruzzesi annullando i benefici della legge finanziaria nazionale disposti in loro favore, a partire dal cuneo fiscale. Risanamento dei conti regionali e riequilibrio della spesa regionale sono per noi priorità assoluta. A questo fine l’avvenuta approvazione del Piano di Risanamento della sanità che la Regione ha definito senza concertarlo con le parti sociali, per CGIL CISL UIL abruzzesi non chiude ma al contrario apre il confronto per la sua traduzione in scelte concrete di riorganizzazione dei servizi e delle prestazioni, un confronto che alla Regione non sarà più consentito di eludere anche perché ne va dell’occupazione e del lavoro degli operatori dei lavoratori della sanità pubblica e privata. Un confronto, quello sulle scelte operative del Piano, che a nostro giudizio metterà in evidenza e solleciterà l’adozione di scelte più radicali e coraggiose di quelle che sono state compiute relativamente alla riorganizzazione e qualificazione della rete ospedaliera pubblica al potenziamento dei servizi territoriali e di prevenzione nei luoghi di lavoro all’integrazione socio sanitaria, se si vorrà davvero perseguire il duplice obbiettivo del contenimento della spesa sanitaria e delle dinamiche di deficit e della qualificazione complessiva dei servizi alla salute. Richiamo sostanzialmente solo per titoli le principali priorità della Piattaforma regionale:
- approvazione del nuovo Piano Sanitario regionale entro il prossimo giugno 2007-03
- riduzione delle maggiorazioni IRAP e IRPEF introdotte dalla Regione in tempi certi e concertati
- attivazione di un Tavolo promosso dalla Regione con FIAT – Confindustria – CGIL CISL UIL, sulle prospettive della presenza FIAT in Abruzzo, per valutare la possibilità di aumentare la quota dell’indotto localizzate in Regione e le condizioni per una sua distribuzione che interessi anche altre aree oltre la Val di Sangro, con particolare riferimento alla Valle Peligna,
- approvazione di una Legge regionale di sostegno all’innovazione e alla ricerca;
- approvazione di una Legge regionale dell’industria con particolare riferimento ai Distretti industriali
- apertura di un confronto sul Programma regionale per il riequilibrio tra aree interne e aree costiere
- aumento delle dotazioni finanziarie del Piano Sociale regionali a partire dal Bilancio 2008
- esenzione con Legge regionale dell’obbligo di presentazione del DURC ai fini della partecipazione a tutti i bandi ad ogni titolo promossi dalla regione
- riordino della Regione, dei suoi Enti strumentali e Agenzie
- attuazione del Memorandum Governo-Sindacati per quanto di competenza della Regione e con particolare riferimento alla stabilizzazione dei lavoratori precari
- apertura e attivazione della Vertenza Abruzzo con il Governo nazionale per ottenere impegni di nuovi insediamenti produttivi in Abruzzo e il reimpegno nella regione e per la regione di ENI – ANAS – ENEL – TELECOM.
In conclusione, amici e compagni voglio richiamare alla vostra attenzione alcuni profondi malesseri e disagi morali e politici che sono diffusi nelle nostre realtà lavorative e più in generale nella società e cittadinanza abruzzese . E’ aperta in Abruzzo una inquietante “questione morale” attinente a fenomeni gravi di corruzione di pubblici amministratori di importanti Istituzioni ed Enti locali. Essa è stata portata ad evidenza pubblica da alcuni procedimenti penali attivati recentemente dalla Magistratura, con particolare riferimento al Comune di Montesilvano e alla FIRA (Finanziaria Regionale). Sul carattere diffuso e pervasivo di tale fenomeni di corruzione si è pronunciata La Magistratura di Pescara affermando che rispetto agli anni di Tangentopoli la corruzione in Abruzzo non è diminuita, ma è diventata più “scaltra” e allo stesso tempo più “esosa e avida” di arricchimenti illeciti. Ecco dunque confermarsi e crescere in Abruzzo un disagio diffuso della cittadinanza accompagnato da frustrazione e impotenza, e al tempo stesso farsi strada un cupo pessimismo e un senso di diffidenza verso le Istituzioni democratiche, i loro rappresentanti, i Partiti politici, tutti accumunati in un indistinto giudizio di luoghi del potere affaristico e clientelare. Cresce in definitiva anche per questa via la frattura tra Istituzione e cittadini, tra politica e società; guadagna spazio il sentimento dell’antipolitica e la suggestione del “ritorno a casa”. Ebbene io credo che CGIL CISL UIL d’Abruzzo in quanto Sindacati generali e grandi Organizzazioni sociali da sempre garanti della democrazia e delle legalità, devono assumere la questione morale aperta in Abruzzo come un grande tema di discussione e impegno e allo stesso tempo devono sollecitare i Partiti politici democratici della Regione a innalzare il loro livello di attenzione, vigilanza e prevenzione e a rinnovare in profondità la cultura politica e i metodi di esercizio della rappresentanza popolare nelle Istituzioni, nel vincolo della eticità dei comportamenti della massima trasparenza, della buona e corretta amministrazione.