“Nulla ci verrà risparmiato”, questa era la sua frase ricorrente quando si trattava di stemperare l’esito delle tante riunioni, in Cgil, in cui oltre al…”sole dell’avvenire” si doveva avere a che fare, purtroppo, anche con le comuni “miserie umane…”. Il tutto con un sorriso largo e benevolo e con una pacca rassicurante sulla mia spalla, mentre uscivamo dalla stanza della segreteria della Camera del Lavoro dove, fino a poco tempo prima, avevamo cercato, insieme, di tenere alto il filo della discussione e del confronto, con l’obiettivo di non perdere di vista la difesa dei diritti dei lavoratori e l‘unità della Cgil. Altre volte, negli incontri sindacali, di fronte ad interventi fiume, ma molto vacui, mi sussurrava: “ecco l’ennesima chiacchiera morta”. Questa capacità di sdrammatizzare le situazioni di tensione, nelle discussioni e nelle riunioni, sia negli organismi sindacali, che nelle trattative con le controparti padronali e nelle riunioni politiche, era una delle grandi qualità di Adelchi De Collibus, con cui ho condiviso più di un trentennio di vita sindacale nella Cgil di Pescara e dell’Abruzzo. Così come i suoi interventi nelle riunioni dei Comitati Direttivi erano dei contributi di riflessione ricchi, stimolanti, originali, di notevole spessore culturale e di grande attenzione verso i cambiamenti del mondo del lavoro e della società, capaci di innalzare sempre il livello della discussione. Nel confronto dialettico la sua signorilità, disponibilità al dialogo, pacatezza non erano segnali di debolezza, ma di ferma convinzione dei propri principi valoriali e di fondo, da cui non derogava mai, tanto meno per compiacere, strumentalmente, fosse, l’amico, il compagno o l’interlocutore aziendale di turno. Ad un anno dalla sua scomparsa mi piace ricordarlo come un esempio, tuttora attuale, di limpida militanza politica e sindacale. Un intellettuale, uomo di grande cultura, che aveva fatto del sindacato e della politica le proprie ragioni di vita. Un comunista mai settario, un sindacalista aperto e unitario, nella Cgil delle componenti comuni- sta e socialista, e con Cisl e Uil. In un periodo, gli anni ottanta ed i primi anni novanta del secolo scorso di grandi polemiche e divisioni a sinistra, tra socialisti del nuovo corso craxiano ed i comuni- sti della ortodossia berlingueriana e con l’unità sindacale tramontata definitivamente. E quindi essere uomo del dialogo e dell’ascolto unitario suscitava, in alcuni ambienti sindacali, più di una diffidenza. Sul piano sindacale Adelchi era un grande contrattualista a livello aziendale. Grande è stata la sua esperienza di direzione regionale del sindacato dei chimici, insieme a Bruno Birindelli.
Parliamo della Filcea Cgil che a livello nazionale aveva, ad esempio, tra i suoi massimi dirigenti Sergio Cofferati, Franco Chiriaco, Lorenzo Dore, Ettore Masucci, Gastone Sclavi, Luciano De Gasperi, Fulvio Vento, Edoardo Guarino, Giuliano Cazzola, Sandro Schmid e che diede vita, soprattutto nel periodo dal 1968 al 2002, ad una vera e propria cultura contrattuale peculiare del sindacato dei chimici. Ed in Abruzzo, grazie al contributo di Adelchi, questa cultura contrattuale aziendale si espresse in un periodo di grandi conquiste salariali e di nuovi diritti in grandi aziende come la Fater di Pescara, la Pilkington di Vasto, la Dayco di Manoppello e Colonnella, il polo farmaceutico dell’Aquila ecc. Ha diretto anche la Filtea, il sindacato dei tessili, sempre a livello regionale vivendo in prima persona le drammatiche ristrutturazioni e chiusure della Monti e della IAC di Chieti Scalo. In precedenza, come responsabile della Filcams, il sindacato del commercio, aveva provveduto a sindacalizzare l’Upim e la Standa di Pescara. Ma grande era la sua attenzione sui problemi della città di Pescara. Nella sua veste di segretario generale aggiunto della Camera del Lavoro aveva seguito in particolare le questioni legate alla sanità, allo sviluppo urbano, con particolare attenzione alle problematiche delle periferie, sostenendo, ad esempio, Piero Leo nell’organizzazione del sindacato degli inquilini ed assegnatari. Proprio questa sua profonda conoscenza della realtà pescarese fece venire a Mario Boyer, segretario generale della Camera del Lavoro di Pescara, l’idea di candidarlo al Consiglio Comunale di Pescara, nel 2003, nella coalizione di centro sinistra che candidava Luciano D’Alfonso a sindaco. In quella occasione il sindacato non fece una scelta “indipendente”; sia pure in modo autonomo sostenne fortemente la candidatura di Adelchi che ebbe un grande consenso elettorale, decisivo nella vittoria del centro sinistra e nella elezione di D’Alfonso a sindaco della città, nella cui giunta comunale assunse l’incarico di assessore alla Cultura. Uno dei migliori che Pescara abbia mai avuto, la cui attività di promozione culturale della città continua ancora oggi a produrre i suoi benefici effetti. Una delle sue ultime immagini che ho è quella di vederlo impegnato, come volontario nella Biblioteca dell’Ospedale Civile di Pescara. Ed è stato veramente molto bello e significativo che la Sezione Di Vittorio del PD di Via Vespucci gli abbia intitolato la propria biblioteca di Quartiere. Nel dibattito che dopo le elezioni dello scorso 25 settembre si è aperto nella sinistra italiana c’è chì ha evidenziato l’assenza di “maestri” cioè della inesistenza oggi di dirigenti del PD (ma anche del sindacato, aggiungo io)a cui un militante vorrebbe somigliare o in cui vorrebbe identificarsi. Nella nostra realtà, penso personalmente, che ricordare la figura di Adelchi De Collibus debba servire proprio a questo, in quanto la sua coerente lezione di vita possa essere un punto di riferimento importante per tutti ma soprattutto per i giovani che vogliono fare politica nella sinistra e sindacato nella Cgil.
Un ricordo di Nicola Primavera già Segretario CGIL Pescara