Il costo della sanità abruzzese ha superato da tempo la soglia della sostenibilità economica e sociale divenendo l’impedimento principale di qualsiasi possibilità di sviluppo della Regione e gravando in modo insopportabile sui redditi delle imprese, dei cittadini, delle famiglie abruzzesi, tartassati da crescenti tasse, tickets e gabelle regionali. Risanare questa grave patologia “nostrana” non è più rinviabile ed esige il massimo di trasparenza e di volontà riformatrice da parte del Governo e del sistema politico-istituzionale della Regione. La Cgil Abruzzo ha più volte richiesto un confronto, su queste elementari esigenze di “trasparenza” e “volontà riformatrice”, con le forze di governo e di opposizione alla Regione visibilmente più impegnate in una disputa sulle responsabilità della situazione, che al “voltare pagina” e misurarsi sul “che fare” per uscire dal tunnel. Una vera e propria fiera degli equivoci rimbalzare quotidianamente sulla pubblica opinione con esternazioni via TV e giornali da parte degli ex amministratori della Regione, costruttori irresponsabili dell’incalcolabile debito cumulato negli anni di governo (per così dire del Centro destra) e i nuovi amministratori che ad oggi non hanno ancora dato segni tangibili di effettivo rigore. E’ fuori luogo tentare di far passare l’dea, che grazie alle abusate operazioni di ingegneria finanziaria, (vedi cartolarizzazioni), il debito quasi non ci sia più. Il dato di realtà e che il debito continua a persistere, ad esistere ancora, e, se qualcosa è cambiato sono semmai i creditori di questo debito pubblico: prima erano i fornitori del sistema sanitario, oggi in larghissima misura sono le banche. E non è vero che tutto ciò non riguarda gli abruzzesi. La cittadinanza regionale sta già pagando con l’aumento dell’IRAP, dell’IRPEF e del costo del bollo auto, e per giunta si troveranno a dover rinunciare a misure di sostegno al reddito e alle imprese, per risorse regionali dirottate a pagare maggiori interessi del debito dilazionato. Un contesto che può divenire incandescente se non verranno rispettate le indicazioni del governo per la razionalizzazione della spesa sanitaria. Tra queste la già adottata L.R. n° 20 e il riordino della rete ospedaliera, un atto dovuto questo, ma tuttora perso nei meandri di un ritardo che affonda le sue radici nella precedente legislatura. E d’altra parte il credito vantato dalla Regione dallo Stato non è esigibile senza scelte precise e condivise dal Governo, da compiere nel Piano di risanamento. Una cosa è certa, il debito 2006 è praticamente certificato in 132 milioni di euro, di cui 101 milioni da coprire con risorse fiscali regionali e 31 milioni di euro dovranno pervenire dal fondo ministeriale (dopo la firma dell’accordo con il Governo). Di conseguenza, essendo queste le cifre di riferimento è fuorviante tutta questa agitazione e questo dibattito su nuove tasse da introdurre per coprire il deficit sanitario. Gli abruzzesi, come si può leggere nella Legge Finanziaria e nel Bilancio di previsione 2007, stanno già, dolorosamente, facendo il proprio dovere, con un incremento IRAP IRPEF e Bollo auto, che raggiungono un gettito fiscale al di sopra delle necessità di copertura del deficit sanitario 2006. Conosciamo già le argomentazioni sull’uso del gettito fiscale a favore dello sviluppo, e non vogliamo trascurarle, però, tutto deve essere fatto nella massima trasparenza, senza l’uso improprio di strumenti di prelievo, a nostro avviso, indisponibili per operazioni tipo quelle ideate. Il dibattito sulle risorse necessarie allo sviluppo deve essere aperto all’intera società abruzzese, finalmente chiamata ad una partecipazione responsabile e consapevole della situazione nella quale versa la regione, per non restare impantanati in derive corporative e settoriali quasi sempre impermeabili ad esigenze di carattere più generale e indisponibili a logiche di programmazione e di selezione delle priorità nell’uso delle risorse. La CGIL Abruzzo, al contrario, ha avanzato proposte, sui tavoli di concertazione sul DPFER, in sede di confronto con lo schieramento di centro-destra e con i partiti che compongono la maggioranza di centro-sinistra, ma anche nelle fasi di consultazione regionale con la Prima Commissione Bilancio e la Quinta Commissione Sanità ed Affari Sociali, con argomenti che non giungono nuovi o inattesi. La CGIL Abruzzo, già nello sciopero generale regionale del 2003 pose il problema al centro dell’attenzione. Occorre dunque una scelta di responsabilità, trasparenza, partecipazione, progettualità. La nostra proposta, può essere così sintetizzata:
- Effettuare scelte vincolanti, nell’uso delle risorse a disposizione della sanità, obbligando il sistema a conseguire nel triennio il contenimento della spesa ospedaliera entro il 45% destinando il resto alla medicina sul territorio, fermo restando il rispetto del 5% alla prevenzione. L’inversione di tendenza può produrre risparmi con l’aiuto di chiare politiche a favore dell’integrazione socio-sanitaria e del sostegno forte a servizi sociali, sostitutivi della più costosa sanitarizzazione dell’intervento nella cura delle persone;
- Superare il regime dell’accreditamento provvisorio delle strutture sanitarie (pubbliche e private), con una convinta accelerazione, nell’adozione legislativa, necessaria alla verifica dei requisiti di qualità di tutte le strutture nella erogazione dei servizi richiesti. Tra l’altro in Abruzzo, e dovrà essere uno degli obiettivi del nuovo sistema, è necessario adeguarsi alla più corretta applicazione dei tempi di assistenza, alle persone in cura ospedaliera, dagli attuali 70 minuti ai 90 minuti, previsti dalle istituzioni sanitarie nazionali e mondiali;
- Approntamento di un documento di Piano Sanitario Regionale, non dettagliato ma chiaro nella impostazione programmatica e, soprattutto, capace di dare snellezza alle decisioni operative delle strutture di gestione e certezza ai centri di vigilanza e di controllo sulla efficacia del sistema sanitario
Infine, la CGIL Abruzzo, ha già annunciato la propria perplessità sulla proposta contenuta nel Piano di riordino ospedaliero, fermo restando la necessaria e rapida approvazione, perché alla certezza di un taglio alla spesa nella Sanità privata, però indifferenziato e solo quantitativo, (con il rischio di tagliare parte dei servizi reali, non offerti da altre strutture, comprese quelle pubbliche) non fa seguire un indifferibile e rigoroso riordino funzionale e operativo della ospedalità pubblica. Le previsioni di risparmio, del Piano, sono a questo punto del tutto aleatorie, anzi al contrario è prevedibile un ulteriore aumento della spesa se si dovesse insistere nel trasformare tutti i presidi abruzzesi in ospedali generali, dotati di un sistema di soccorso territoriale, con relativa strutturazione di posti letto. Come, d’altra parte non ancora è stata effettuata una valutazione sull’impatto economico derivante dalla istituzione di nuovi servizi ospedalieri, nella sanità pubblica, nel settore della lungo degenza e della riabilitazione che introducono, oltre ai costi organizzativi e strutturali, problematiche dovute all’assunzione di nuove figure professionali, fermo restando i vincoli noti dovuti alla Finanziaria nazionale. In conclusione, anche per ribadire le priorità contenute nella nostra proposta, è necessario:
- organizzare l’integrazione socio-sanitaria e la Medicina sul Territorio nel quadro di una Rete dei Servizi che concretizzi la presenza operativa dei Distretti Sanitari di base, delle Case della salute, dell’Assistenza Domiciliare Integrata, della Ospedalizzazione Domiciliare e delle Residenze Assistenziali e Sanitarie; –
- ridurre lo sperpero della spesa ospedaliera, pubblica e privata, qualificando e concentrando la capacità scientifica e tecnologica in alcuni Presidi Ospedalieri pubblici, restituiti alla missione, funzione e ruolo di cura degli acuti; –
- riconvertire i piccoli ospedali specializzandoli per la cura e la ricerca nei settori di carenza della Regione Abruzzo;
- riorganizzare la Rete di Emergenza ed Urgenza, per dare le stesse possibilità di cura a tutti i cittadini dislocati nel territorio abruzzese.
Su questi temi la Cgil è già mobilitata, a partire dalla richiesta di abolizione dei tickets sulla farmaceutica, in coerenza con quanto già dichiarato dalle forze politiche, che esprimono la maggioranza al Consiglio Regionale, per condurre una battaglia unitaria, con Cisl ed Uil, in grado di giungere alla predisposizione di forti politiche di cambiamento.