La nostra solidarietà ai Lavoratori e lavoratrici della Lares Tecno, in lotta, da mesi senza stipendio che ci hanno data l’esatta percezione della situazione drammatica nella quale stanno vivendo, ma ci parlano anche del perché e danno anche significato e contenuto a questa nostra Manifestazione regionale a L’Aquila.

Non dimentichiamo la protervia violenta alla quale sono state sottoposte le lavoratrici della Filo Sud, aggredite mentre lottavano a difesa dei propri diritti, e malmenate brutalmente nel corso di un presidio sindacale davanti ai cancelli dell’azienda.

Ma questa Piazza, è impegnata, anche, a sostenere la grande Manifestazione Nazionale del  2 Dicembre dei meccanici a Roma che si battono per il contratto e contro il declino industriale del paese: un  simbolo  per tutti lavoratori ancora senza contratto.

Oggi l’Abruzzo si è fermato, siamo venuti in tanti a L’Aquila per manifestare.

Migliaia di lavoratori e di lavoratrici, pensionati e pensionate, disoccupati, giovani e studenti, giunti da ogni parte della Regione, sono venuti per manifestare il loro NO ad una Finanziaria Nazionale, iniqua ed ingiusta, dannosa per lo Stato Sociale ed inutile per lo sviluppo.

Una Finanziaria che colpisce drammaticamente anche l’Abruzzo, lasciandolo senza risorse e senza scelte in grado di riavviare una ragionevole politica industriale.

Nessuna idea su come rilanciare lo sviluppo, e su  come si rende competitivo il tessuto industriale nazionale e regionale.

Non si prevedono adeguate risorse per la innovazione,  per la ricerca, per la formazione e per la difesa di un accettabile stato sociale, mentre la  scuola e l’Università subiscono una vergognosa contro riforma.    Ma per l’Abruzzo c’è qualcosa in più.

Il Governo non ha voluto accogliere il nostro accorato allarme, su quello che sarebbe accaduto del tessuto industriale della regione di fronte ad una palese assenza di una politica industriale e in presenza del taglio delle risorse al settore delle telecomunicazioni, dell’abbandono di ogni  ruolo  nella chimica e nell’alimentazione e della mancata previsione del disastro avvenuto nel Tessile Abbigliamento e Calzaturiero.

Un mancato intervento che ha prodotto un infinito elenco di aziende in crisi, in tutti i settori ed in tutti i territori: Le prime vittime sono la Sadam di Celano, la Teleco di Roseto, la Solvay di Bussi, la Golden Lady di Gissi, che si aggiungono alla grave e drammatica crisi del polo Elettronico de L’Aquila, dell’intero settore informatico e delle telecomunicazioni.

Olit, Finmek, Lares Tecno, Siemens sono le punte emergenti di una crisi che riguarda ormai centinaia di aziende, piccole e medie, che non fanno notizia, ma rappresentano un elenco troppo lungo da descrivere, che annuncia una situazione difficile e  tempi duri per i lavoratori e le lavoratrici.

Un quadro preoccupante, aggravato dalle previsioni di una Finanziaria che  non rinnova le assunzioni dei lavoratori a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione, riduce il numero degli operatori scolastici, taglia il   50 % delle risorse al Fondo Unico dello Spettacolo,  toglie, già nel 2005, all’Abruzzo risorse al Sociale di 12,5 milioni di Euro, mettendo in discussione servizi, ma anche salario a chi ha già lavorato.

Altri lavoratori in difficoltà e senza stipendi, che andranno a battere cassa agli Enti Locali già taglieggiate da una Finanziaria che, non ci stancheremo di ripetere iniqua, ingiusta e distruttrice dello Stato Sociale del nostro paese.

Un attacco, questo, furibondo alle possibilità di azione delle Amministrazioni Locali impegnate nella difesa della qualità della vita dei cittadini.

Ma non dobbiamo dimenticare i lavoratori e le lavoratrici di Villa Letizia, prese in giro, ed offese, da un voto unanime del Consiglio Regionale che non da nessuna soluzione concreta, non risponde alle preoccupazioni dei lavoratori e non si assume le proprie responsabilità di dare soluzioni eque e programmatiche.

Se non diamo risposte possibili,si intraprende la strada maestra del superamento delle previsioni più pessimistiche: galoppare verso la soglia dei ventimila lavoratori e lavoratrici che rischiano di perder il posto di lavoro.

Milioni di ore di Cassa Integrazione Guadagni,  centinaia di vertenze  che, nonostante gli annunci di soluzioni a portata di mano non trovano una soluzione.

Giorno dopo giorno, si conferma in tutta la sua ampiezza la vastità della crisi:  l’Abruzzo, all’interno di un sistema paese fermo, paga un prezzo più alto, raddoppia i danni sociali.    Stiamo restituendo alla crisi industriale, la tenuta produttiva ed occupazionale, mantenuta in altri periodi.

È lontano il tempo di un export abruzzese con il  34 % in più rispetto alla media nazionale e della sostanziale tenuta dell’assetto produttivo abruzzese in un sistema industriale italiano già in forte crisi.

Una parte importante  del nostro sistema manifatturiero è entrata in grandissima difficoltà più pesante rispetto ad altre realtà del paese  che hanno subito una crisi più rarefatta nel tempo e con maggiori strumenti di governo, compresi gli ammortizzatori sociali.

L’Abruzzo è oggi assoggettato, ad un forte calo dei consumi, mentre gli indicatori già parlano, nell’anno 2005, di un PIL negativo.

Addirittura anche il settore trainante, quello delle costruzioni, quello che da dieci anni a oggi ha sostenuto una parte consistente della piccola tenuta zero del PIL abruzzese, dà segni di recessione.

È  questa la situazione  che ha portato Cgil, Cisl ed Uil, a proporre una iniziativa forte in Abruzzo con l’ampliamento dello Sciopero Nazionale.

Per dare forza e risposta ad un problema urgentissimo: il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, una questione centrale, per l’Abruzzo, la previsione di un’esplicita riserva di fondi in grado di metterci in condizione di avere le risorse di cui c’è bisogno, per accompagnare un vasto processo di riconversione industriale.

Caso contrario vuole dire che abbiamo scelto di essere una regione che si avvia verso la deindustrializzazione, verso il declino.

Proprio per rispondere a questa concezione politica, in Abruzzo abbiamo posto la questione di una legge per il sostegno al reddito dei lavoratori in difficoltà, per programmarne il rientro nel Mercato del lavoro.

Oggi, ragioniamo su una ipotesi presentata dall’Assessore regionale alle politiche del Lavoro e della Formazione.  Ci aspettiamo i mugugni dei sostenitori delle  compatibilità, sta a noi resistere ed insistere: Non c’è sviluppo, senza un forte Stato Sociale, senza  coerenti politiche di inclusione e di qualità sociale.

Nella piattaforma alla base di  questo Sciopero Generale, abbiamo posto alcune questioni specifiche che riguardano l’Abruzzo e soprattutto la necessità che, l’attuale fase di crisi economica ed industriale, non venga vissuta con superficialità e con atteggiamento di governo ordinario.

Con il rinvio dell’incontro, sulla Vertenza Abruzzo, (sono passati più di due mesi ormai), con  il sotto-segretario on. Letta,  il governo ha gettato la maschera, dimostrando che esso non intende impegnarsi sulle vertenze e, soprattutto, non dare seguito agli impegni già assunti in sede di trattativa nazionale.

Noi abbiamo chiesto alla Giunta Regionale e al Presidente, e  ribadito in un incontro  svoltosi recentemente, di schierarsi e sostenere, con maggiore vigore, l’azione del Sindacato abruzzese sui temi dello Sviluppo, dell’Industria e su quella che abbiamo definita la Vertenza Abruzzo.

Abbiamo detto, scritto e comunicato che siamo arrivati ad un punto critico rispetto al quale tutto l’Abruzzo, le sue istituzioni, le forze sociali e i cittadini, devono reagire con  fermezza.

E’ essenziale mobilitare l’intera regione nei confronti di un governo che sfugge alle proprie responsabilità, farlo in questo momento, mentre si concentra  la discussione sulla Finanziaria nazionale, costringere il Governo a svolgere un ruolo positivo nei confronti di una regione che si avvia verso un declino industriale e sociale di proporzioni enormi.

Per noi la priorità sociale della fase che abbiamo di fronte è quella relativa all’occupazione, alla crisi, alla politica industriale, agli investimenti, all’equità sociale, al welfare e alle condizioni dei pensionati.

La Giunta Regionale, all’unanimità ha dichiarato la propria adesione ai nostri punti rivendicativi, anche di quelli che riguarda la Regione: BENE è un importante passo in avanti, è un successo della nostra iniziativa di oggi.

Nei prossimi giorni ci attendiamo la concretizzazione degli incontri già proposti, ma soprattutto le soluzioni ai problemi regionali posti nella Piattaforma sindacale.

Uno sciopero abbiamo detto PER LO SVILUPPO DELL’ABRUZZO, PER L’INDUSTRIA REGIONALE  e  PER IL RILANCIO DELLA VERTENZA ABRUZZO.

Una regione, quindi, tutta mobilitata:

  • Per la richiesta di un confronto complessivo con il Governo Nazionale sull’insieme delle vertenze aperte, dei tavoli nazionali per il rilancio dell’elettronica-telecomunicazioni e del tessile-abbigliamento-calzaturiero, dell’industria chimica e dell’alimentazione, con indicazione esplicita di uno spazio abruzzese nei settori;
  •  Per l’individuazione nella legge Finanziaria nazionale di misure concrete ed immediate per fronteggiare la crisi industriale e di risorse per gli ammortizzatori sociali, adeguatamente finanziati, applicabili alle realtà abruzzesi in crisi.

Ma altrettanto espliciti sono gli obiettivi, verso la Regione, con la richiesta di avvio:

  • della concertazione con le parti sociali a livello regionale;
  • dei confronti triangolari (Regione-Impresa-Sindacato) con i grandi gruppi presenti nel territorio regionale;
  • della legge-quadro regionale sull’industria e le attività produttive;
  • del confronto concreto sulle misure per lo sviluppo turistico e della valorizzazione delle qualità ambientali dell’Abruzzo, sfruttandone tutte le potenzialità occupazionali; delle politiche di programmazione settoriale energia, trasporti, rifiuti e della sanità;
  • di risorse per una legislazione regionale sulla ricerca e l’innovazione tecnologica;
  •   piano sulla sicurezza e tutela della salute sul lavoro.

Problemi che attendono risposte insieme a quelli che riguardano la pubblica amministrazione e la riforma dell’intero sistema di erogazione dei servizi pubblici (acqua, rifiuti e gas), costosi ed inefficienti; il contrasto alla povertà, l’ampliamento del welfare sociale e delle politiche di sostegno ai pensionati e agli anziani; l’integrazione tra sociale e sanità, le azioni per combattere il lavoro precario, nero ed irregolare.

Non intendo sfuggire alla discussione, avvenuta sugli organi di informazione, nel mondo politico, ma anche fuori e dentro di noi, sul perché di uno sciopero dell’intera giornata in Abruzzo, anche troppo a ridosso dell’inizio della legislatura.

Qualcuno ha anche detto che abbiamo trattato meglio la precedente, ed inefficiente, Giunta regionale, dando ed aspettando più tempo.

Non ci siamo appassionati a questo dibattito, sui pesi e sulle misure delle iniziative da adottare.

La verità è che stiamo scioperando,   non per dare voti e giudizi, che appartengono al corpo elettorale, ma per richiamare ad una maggiore attenzione sul carattere straordinario della profonda crisi, nella quale è precipitata la regione, e segnalare una insoddisfazione nei confronti di una politica regionale, troppo impegnata a risolvere i propri  problemi  e poco ad occuparsi di noi, delle difficoltà  che vive chi lavora, chi è in pensione, chi è disoccupato e chi teme di diventarlo

Uno sciopero quindi che chiede rispetto, ma anche uno sciopero di  richiamo alla responsabilità.

MOBILITARE tutto l’Abruzzo, il mondo del lavoro, l’intera collettività, ma anche le Istituzioni, oggi qui largamente presenti, ed a loro va il nostro ringraziamento per la partecipazione, per la solidarietà, ma anche per la sensibilità dimostrata sui temi posti.

Mobilitarsi insieme per riavviare lo Sviluppo abruzzese e per difenderne il livello di qualità sociale, economica e produttiva.

La presenza dei gonfaloni delle Istituzioni e della Regione, è un buon viatico, ci dice che questo altro obiettivo è  raggiungibile.

Ci attendevamo disponibilità, responsabilità e solidarietà.

      Sono arrivate le  prime risposte che apprezziamo, che ci danno ragione, che accolgono le nostre ragioni, mentre sugli impegni assunti ne verificheremo la concretezza puntualmente, nei prossimi giorni.

Ma sia ben chiaro a tutti, lo affermiamo da questa piazza, assumendoci la responsabilità e la gravità delle cose che affermiamo: le parole e le rassicurazioni  non bastano più.

La solidarietà manifestata in Piazza da rappresentanti autorevoli delle Istituzioni è importante, ma chiediamo la solidarietà più importante nei palazzi.

Dobbiamo assumere l’impegno che, in assenza di risposte positive, l’intero Abruzzo, dovrà dire la propria sotto le finestre di palazzo Chigi.

Dire al Governo che una intera regione non accetta l’inganno delle parole e delle false promesse.

Questa regione, l’intero Abruzzo è impegnata a battersi per il proprio presente, ma anche per il futuro delle nuove generazioni,  per il riavvio della speranza, per lo sviluppo, per il lavoro e per la occupazione.

Ma forse non avevamo torto, se già possiamo assegnarci un successo: l’impegno unanime della Giunta Regionale ad affrontare le questioni che abbiamo posto nella Piattaforma sindacale e l’impegno del Presidente della Giunta Regionale a fissare, in tempi brevi, il percorso per un’iniziativa più forte sui temi della Vertenza Abruzzo, nei confronti del Governo.

Guardiamo in avanti, dunque, oltre la grande giornata di lotta che abbiamo prodotta oggi.

Questa giornata, questo sciopero generale dell’Abruzzo non conclude, ma al contrario apre una stagione di impegno e di lotta dei lavoratori e pensionati abruzzesi contro il declino e per il rilancio della nostra regione.

Oggi vale per noi lo spirito delle grandi lotte sindacali e popolari degli anni 68-69 e lo slogan che le animò gridato da studenti ed operai: Non è che l’inizio, continuiamo a combattere.

 

Di Franco Leone

ex Segretario Generale della Cgil Abruzzo - ex Seg. Generale Cgil Pescara e dello Spi Regionale.

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