Negli ultimi anni l’economia regionale ha mostrato segni crescenti di crisi e di debolezza strutturale. Ancora nei primi mesi del 2004, la crescita abruzzese, segue l’andamento nazionale, è sostanzialmente ferma, con un forte rallentamento dello sviluppo che coinvolge tutti i principali settori, ma più marcatamente l’industria. L’Abruzzo resta dentro il significativo ritardo che, nel nostro paese, si accentua rispetto agli altri paesi europei. Calano gli investimenti, si riduce la domanda interna e le esportazioni sono sostenute soltanto dai grandi gruppi multinazionali presenti in Abruzzo. Inoltre il sistema industriale abruzzese, in coerenza con la progressiva riduzione di investimenti, pubblici e privati, in ricerca e innovazione, mostra il fallimento di una ipotesi di sviluppo nel settore elettronico e della telecomunicazione. L’andamento del PIL e dei dati di occupazione confermano quanto denunciato sull’andamento della economia abruzzese: sistema incentrato su produzioni tradizionali e a basso tasso di crescita, mentre si riduce la partecipazione nei settori ad alto tasso di innovazione. Le principali cause dell’attuale crisi – sottodimensionamento delle imprese, carenza di innovazione e internazionalizzazione, difficile rapporto tra imprese e credito, insufficiente formazione per lavoratori e piccole imprese – sono strutturali. L’assenza, negli ultimi anni, di una seria politica industriale, ha aggravato gap e ritardi già annidati in una struttura industriale che rimane, rispetto ad altre aree  direttamente concorrenti, la più ricca di piccole imprese , a malapena sostenuta dalla presenza di grandi gruppi industriali, i cui centri decisionali sono estranee alla realtà abruzzese. Per quanto in particolare riguarda la ricerca e l’innovazione, la riduzione degli investimenti pubblici e privati ha penalizzato  anche la partecipazione del sistema produttivo della nostra regione alle politiche e ai programmi nazionali ed europei, con il rischio di ulteriori danni per il futuro delle nostre industrie, tagliate fuori dalle ricadute di importanti progetti. La Regione, inoltre, non ha saputo mettere a sistema le risorse pubbliche e private esistenti e di attivare un circuito virtuoso ricerca-innovazione-trasferimento tecnologico per la competitività del sistema produttivo e dei servizi, pubblici e privati.  Una politica per la ricerca e l’innovazione a partire dal territorio. L’impegno prioritario per modificare in positivo le cause della crescente crisi di competitività consiste in forti politiche, nazionali e territoriali, di ricerca, trasferimento tecnologico, innovazione, formazione, da coniugare con una politica industriale in grado di scegliere e monitorare priorità e risorse. Infatti, nel nostro sistema industriale, accanto a problemi di struttura, è carente sia una politica di governance, sia una rete di credibili istituzioni di orientamento e di controllo delle politiche industriali e del risparmio a sostegno degli investimenti in ricerca  sviluppo. A tale fine è sufficiente ricordare il penoso ritardo, accumulato nei meandri della politica regionale,  dalla proposta sull’Ente di Sviluppo Abruzzese (ESA),  limitata, certo, ma  meritevole di attenzione vista la necessità  di un centro di comando per lo sviluppo industriale regionale. Non è inutile ricordare, a tale riguardo, l’immancabile necessità di coerenza tra  gli orientamenti che stanno maturando nell’U.E, e l’avvio, congiunto, di politiche di sviluppo locale e  politiche di settore. Ad esempio, per  quanto attiene ai sistemi territoriali, le trasformazioni del modello produttivo e la stessa internazionalizzazione dei mercati intrecciano sempre più tessuto produttivo e dinamiche territoriali. Diviene pressante l’esigenza di un’attiva politica regionale e locale di sviluppo e di innovazione dei sistemi produttivi (industria, agricoltura, servizi, pubbliche amministrazioni), condivisa con le parti sociali e strettamente integrata con la gestione delle politiche nazionali ed europee, come prevedono gli ampi spazi legislativi e gestionali riconosciuti alle Regioni dalla riforma del titolo V della Costituzione. E’ necessario adottare modelli di sviluppo e di internazionalizzazione, che consentano di costruire sistemi regionali integrati, incentrati su una rete di infrastrutture tecnologiche e formative in grado di potenziare e qualificare l’offerta di ricerca e innovazione e di offrire opportunità competitive anche alle PMI. In questo ambito, una seria politica di sviluppo dei distretti industriali, che consenta un reale salto di qualità, deve essere collocata tra le priorità di un più complessivo piano regionale di rilancio delle politiche di innovazione e trasferimento tecnologico, gestito a livello territoriale. Tale piano, inoltre, andrà supportato da politiche di promozione dei marchi, di certificazione della qualità e di marketing. Infine, spetta alla Regione attivare politiche innovative ed ecosostenibili in materia di agricoltura, artigianato, territorio ed aree urbane, anche al fine di migliorare l’ambiente e la qualità della vita. Per quanto attiene alle politiche di settore, si tratta di valorizzare al massimo i punti di forza del sistema industriale abruzzese, che costituiscono la quota prevalente del sistema d’esportazione (meccanico, abbigliamento, mobile-arredamento); di rafforzare i settori in cui il patrimonio di ricerca e conoscenze costituisce la leva fondamentale; di favorire la crescita dei settori innovativi, dai quali si attende una ricaduta trasversale su altri settori (quali ICT, spazio, robotica, biotecnologie, energia rinnovabile, materiali). Le politiche di settore devono attivare allo stesso tempo la leva delle politiche della ricerca- innovazione-formazione con le possibili politiche di sostegno alle imprese e con le politiche di governo delle filiere territoriali, a partire dai distretti. Nel delineare i tratti prioritari di una politica basata sullo sviluppo del circuito ricerca-innovazione-formazione, emerge  l’esigenza di definire più compiutamente  il sistema delle  competenze istituzionali della Regione e delle AA.LL e del reciproco raccordo sulla materia, al fine di evitare sprechi, frammentazione, dispersione e duplicazione delle risorse e degli interventi. Priorità e contenuti. La costruzione di una politica regionale per la ricerca e l’innovazione, che possa costituire il motore di uno sviluppo qualitativo ed ecosostenibile, deve mirare in primo luogo a programmare e a ottimizzare le risorse esistenti, da integrare e potenziare in relazione a priorità definite, per offrire ai sistemi produttivi, a partire da quelli industriali, nuove opportunità tecnologiche e sollecitare una maggiore creatività in relazione alla maggiore qualità e diversificazione della domanda interna e internazionale di beni e servizi. A tal fine,  deve essere aperto un confronto sulle seguenti priorità da porre a base degli interventi:

  1. legge regionale dedicata, che definisca obiettivi, strumenti e risorse di una politica regionale per la diffusione dell’innovazione nel territorio e per il sostegno diretto al sistema produttivo e dei servizi, nel quadro sistemico del sostegno nazionale e funzionali al posizionamento competitivo delle strutture di ricerca e produttive nel contesto internazionale. Strumenti fondamentali sono:
  2. a) piano regionale sulla ricerca che – condiviso dalle parti sociali – definisca obiettivi prioritari, modalità di gestione e risorse finanziarie disponibili, raccordando rispetto agli obiettivi le risorse provenienti da diversi canali, anche ove opportuno attraverso la realizzazione di accordi di programma quadro integrate con risorse autonome della Regione. Nel piano devono essere definiti inoltre sia un sistema generale di parametri dei progetti finanziati, che garantisca equamente la ricerca applicata e quella fondamentale, sia un sistema di “indicatori di innovazione” in grado di misurare le potenzialità degli attori del sistema (imprese, P.A. etc);
  3. b) la definizione di risorse dedicate per finanziare gli interventi programmati. Nella gestione, si valuterà l’opportunità di un confronto con il mondo finanziario, delle banche e delle Fondazioni, per l’eventuale coinvolgimento di capitali privati a sostegno di progetti industriali di innovazione;
  4. sostenere, in ambito regionale anche con il conforto di risorse e incentivi nazionali, la messa in rete di Università, Enti e Centri pubblici di ricerca – sul modello di poli tecnologici funzionali – per intrecciare e concentrare risorse intellettuali e strumentali, da finalizzare prioritariamente alla creazione di servizi per l’utilizzo della ricerca scientifica e per il trasferimento tecnologico da parte del tessuto produttivo, privato e pubblico;
  5. valutare l’opportunità di mettere in rete i poli tecnologici competenti su settori analoghi, qualora abbiano particolare rilevanza scientifica, tra Regioni diverse, reti in grado di integrare le risorse autonome della Regione con quelle derivanti da Fondi Europei e dai Fondi Interprofessionali per i lavoratori occupati;
  6. costruire e/o accelerare la realizzazione di poli tecnologici nei distretti industriali e nelle zone di produzione di origine controllata e di qualità, anche al fine di sollecitare un diverso approccio all’innovazione da parte delle imprese, finalizzato:
  7. a) alla sperimentazione di nuove tecnologie;
  8. b) ad una forte integrazione intersettoriale;
  9. c) allo sviluppo delle competenze interne all’azienda;
  10. sviluppare le condizioni per la costruzione di distretti tecnologici, in un’ottica di vocazione territoriale e di collocazione nel contesto internazionale;
  11. favorire la nascita di una nuova generazione di accordi territoriali, prevedendo la collaborazione stabile tra università, centri di ricerca, imprese e/o servizi pubblici e privati;
  12. definire una politica regionale di incentivazione dell’attività di Ricerca delle imprese che preveda obiettivi coerenti e modalità che assicurino la qualità dell’innovazione e parametri per la misurazione delle ricadute in termini di prodotti e di occupazione.
  13. sostenere adeguate politiche per la formazione e il diritto allo studio, ai Tecnici Specializzati (IFTS), lauree, master e dottorati, prevedendo certificazioni delle competenze leggibili e spendibili anche nel mondo del lavoro.

Sedi e strumenti di gestione del Protocollo. A livello regionale, deve essere prevista  l’attivazione di un tavolo di confronto, con la partecipazione dei soggetti istituzionali competenti, relativo ai provvedimenti che la Regione assumerà in materia. Per quanto riguarda il Piano Regionale per la Ricerca e il Fondo per l’Innovazione, le parti sociali ne dovranno condividere obiettivi, criteri e modalità di erogazione delle risorse e partecipare  al monitoraggio e alla valutazione delle ricadute sulla qualità dello sviluppo e sull’occupazione. La coerenza  degli obiettivi, l’integrazione con le più generali politiche industriali e di crescita civile ed economica del paese, la sinergia con le politiche dell’Unione Europea dovranno essere condizione di efficacia degli investimenti locali, per far fronte alla difficile competizione internazionale attraverso una ricerca più interdisciplinare, più internazionale e con un maggiore collegamento tra ricerca di base ed applicata. A tal fine, le regioni e le parti sociali dovranno condividere  l’esigenza di un profondo cambiamento delle politiche regionali per la ricerca ed innovazione perseguite negli ultimi anni, ed individuano i seguenti obiettivi:

  • Programmare a medio termine gli  obiettivi e le risorse necessarie  

E’ necessaria una programmazione pluriennale degli obiettivi prioritari e delle relative risorse, per raggiungere entro il 2007 una dimensione paragonabile alla media dei paesi europei più industrializzati. Ciò presuppone la definizione di chiare priorità e il superamento degli incentivi a pioggia.

  • Qualificare la domanda pubblica

Assicurare una rilevante e costante domanda delle Pubbliche Amministrazioni, relativa a prodotti e servizi ad alta tecnologia (energia, ambiente, risorse idriche, sanità, beni culturali, difesa, trasporti etc), prevedendo un adeguato coordinamento. È fondamentale  attivare la domanda pubblica nei settori ad alta tecnologia, a partire dalle Telecomunicazioni, in stretto raccordo con i programmi europei.

  • Rendere più efficace il sistema degli incentivi pubblici alla ricerca privata

La drammatica situazione dei fondi per il sostegno alla ricerca privata richiede, oltre a un tempestivo aumento delle risorse, una rivisitazione dell’intero sistema di agevolazioni, per una maggiore rapidità ed efficacia degli interventi e per una maggiore trasparenza dei finanziamenti e delle relative ricadute in termini di qualità dei prodotti, di competitività e di occupazione.

  • Assicurare l’efficacia del ciclo programmazione – autonomia – valutazione dei sistemi delle Università e degli Enti Pubblici di Ricerca, previo attento monitoraggio dello stato di funzionamento, al fine di consentire qualità degli interventi ed una collaborazione stabile con il territorio e con i sistemi produttivi e dei servizi.

Prevedere un impegno straordinario per l’inserimento di giovani ricercatori per recuperare il gap quantitativo che ci separa dagli altri paesi sviluppati.

 

Pescara 7 Gennaio 2007.

 

Di Franco Leone

ex Segretario Generale della Cgil Abruzzo - ex Seg. Generale Cgil Pescara e dello Spi Regionale.