Il segretario Leone da una parte, il governatore Del Turco dall’altra. Dal palco d’onore della Cgil Abruzzo, che ieri a Montesilvano ha aperto i lavori del decimo congresso regionale, emergono evidenti discrepanze tra richieste del sindacato e linee di governo di una Giunta cui viene chiesto di fare più quadrato per garantire la tutela dei lavoratori.
Il segretario regionale Franco Leone: «Siamo orgogliosi di essere riusciti nell’impresa di rinnovare il contratto dei metalmeccanici e quello della sanità. Viviamo in un paese disgregato e insicuro dal punto di vista economico e sociale. La precarietà è in continuo aumento». Sotto accusa la legge 30 che, sottolinea Leone, «non offre ai giovani alcuna garanzia e sicurezza per il futuro, né tanto meno qualità dell’occupazione e dei livelli retributivi».
Poi la discussione si sposta sul piano regionale. «Consideriamo estremamente valida la proposta del presidente Del Turco di organizzare una giornata incentrata sul tema del lavoro in Abruzzo – continua Leone – Una convocazione che metta insieme Regione, autonomie locali e rappresentanze sociali, per discutere di lavoro e diritti. Se vogliamo occuparci di lavoro nero e irregolare dobbiamo fare i primi controlli proprio nella Pubblica amministrazione, capofila nel percepire vantaggi dallo sfruttamento dei lavoratori, attraverso la pratica consolidata degli appalti al massimo ribasso. Alla Regione chiediamo cose semplici, innanzitutto il ripristino delle regole».
Un’accusa che comunque tradisce qualche scricchiolio tra sindacato e istituzioni. E la risposta di Del Turco, durissima, non si fa attendere. «Sull’economia regionale pesa come un macigno la situazione debitoria della sanità, un deficit di 131 milioni di euro per sole tre Asl, che non ci permette di programmare ulteriori investimenti. Come facciamo ad occuparci di lavoro, assistenza sociale, viabilità, se dobbiamo fare i conti con un’emorragia così grande? Se facciamo i “conservatori”, se diciamo che non si tocca il numero delle Asl, dei posti letto, degli ospedali equivale a dire che in Abruzzo è impossibile cambiare. E per lasciare le cose come stanno, allora era meglio tenere gli amministratori di prima».
Pescara 03/02/2006 Testata giornalistica: IL MESSAGGERO