Come iscritto allo Spi Abruzzo so’ benissimo che, prima o poi, sarei stato invitato ad un congresso della CGIL dove potere reparo a dire, nel corso di quella assemblea di base che  è l’occasione, per discutere ed affermare il progetto di realizzazione del sindacato di strada.

E’ stato lanciato da Maurizio Landini, ma mai reso operativo, eppure il Congresso è la sede per discuterne, perché i motivi alla base di questa idea di Landini, restano del tutto inalterati.

Infatti è necessario prendere atto che:

  • la crisi economica e sociale, accentuatasi a causa della a crisi sanitaria pandemica, ha determinato l’allargamento della povertà fino a colpire anche le fasce di lavoratori occupati, oltre che dei lavoratori precari e del mondo del lavoro frantumato;
  • è necessario un nuovo modello di sviluppo per la salvaguardia delle risorse naturali, acqua, terra, aria e suolo perché esse non sono infinite, quindi un sindacato che accentui il suo impegno sul terreno ambientalista ed ecologico.

Inoltre, sono estremamente profonde le parole di Landini quanto afferma che:

*  il sindacato, deve cercare di tornare a misurarsi con le controparti sul tema del “cosa produrre, come produrre, per chi produrre”;

* è giunto il momento di misurarsi sui temi della grande transizione ecologica, trasformandoli in piattaforme vertenziali che abbiano nel proprio nucleo propositivo la  centralità del lavoro e della sua trasformazione;

*  è necessario il rilancio di un sindacato a motore “confederale” radicato nelle periferie urbane, nel disegno di risanamento delle aree urbane, impegnato sui temi della mobilità e del governo del suolo, dell’aria, della sanità, della formazione, delle energie rinnovabili, della ricerca e della cultura.

In conclusione, deve essere realizzato un sindacato che si pone il tema della ricomposizione degli interessi del mondo del lavoro in tutte le sue angolazioni comprese quelle del lavoro precario e frantumato, attraverso la contrattazione sia nei posti di lavoro che nei territori. Tutto questo è possibile anche attraverso il rilancio della Partecipazione Democratica dei lavoratori e pensionati, sugli indirizzi di politica economia e degli investimenti delle imprese pubbliche e private da armonizzare con un nuovo modello di sviluppo.

Oggi il sindacato deve essere rivitalizzato organizzando il mondo del lavoro a partire dalla realtà del precariato appartenente alle catene di appalto, subappalto, esternalizzazioni, delocalizzazioni, lavoro frammentato.

In sintesi non deve essere evitata la possibilità di porre a confronto i risultati, in termini di proselitismo, realizzate con le attuali strutture confederali e di categoria, per verificare  la loro aderenza a “specchio” sui territori, per cercare di riunificare il mondo del lavoro che è stato diviso e frantumato, dando vita ad un progetto di trasformazione sociale.

Però l’esperienza ci insegna che tutto questo è tutt’altro che facile, se non diventa obiettivo “fondativo” attraverso decisioni ed atti formali compresi quelli congressuali.     In quella sede il tema deve essere posto se si vuole realizzare il sindacato di strada, perché oltre a rafforzare la presenza sui luoghi di lavoro e sul territorio, è necessario spostare uomini e donne, mezzi e risorse nei luoghi più vicini alla gente, per realizzare con loro gli obiettivi del cambiamento ambientale, sociale e democratico.