Nella foto il compianto Guglielmo Epifani, all’epoca Segretario Generale della Cgil, venuto a Pescara a svolgere un comizio , al termine di una manifestazione, tenutasi nella giornata dello Sciopero regionale in Piazza Salotto. In quella occasione Epifani esplicito un ragionamento sulla esistenza di un “Caso Abruzzo”, parlando di una regione desertificata perché indebolita, dal punto di vista industriale e dei servizi, dalla fuori uscita dei grandi gruppi ex Pubblici. Ma sui giornali di oggi, ho appreso che la crisi economica e produttiva abruzzese nasce agli albori dell’anno 2000. Cioè negli anni che costrinsero la Cgil a fare uno Sciopero da sola, buttandola in un isolamento, rotto solo dalla tenacia del suo gruppo dirigente a cercare intese, unità dei lavoratori e ricongiungimento nelle piattaforme sindacali. Quindi, aggiungo sommessamente, che viene fatta finalmente giustizia delle parole, comunicati e dichiarazioni che affondavano le proprie radici nella negazione della crisi. Una idea predicata da sindacalisti, non certo della Cgil che all’epoca sosteneva l’esatto contrario, in intima comunione con autorevoli rappresentanti della sinistra, non tutti per fortuna, da autorevoli rappresentanti del centro-destra abruzzese e da economisti distrattamente di comodo, che solo negli anni seguenti hanno scritto e raccontato di un quadriennio recessivo abruzzese. Una Tavola rotonda con Roberto Campo, Pino Mauro e Ottaviano Del Turco hanno sviscerata la recessione abruzzese sviluppatasi negli anni che vanno dal 2001 al 2004.
Bene meglio tardi che mai, ma attenzione molti di quei sindacalisti, politici ed economisti sono ancora in auge, cioè ancora in grado di nuocere, magari propinandoci la ricetta del Patto per lo Sviluppo. Sapete perché ? Dicevano le stesse cose anche nel 2000, mentre l’Abruzzo affondava. Segnale di pericolo, quindi Vigilanza, vigilanza e vigilanza da parte di chi ha tutto da rimetterci.
GIOVEDÌ 1 MARZO 2012