Da diversi giorni l’attenzione di molti si riversa sugli scritti riguardanti la candidatura del Sindaco Luciano D’Alfonso, quale Presidente della Regione Abruzzo.
Un dibattito, pro/contro la candidatura di Luciano D’Alfonso, in un clima da tifo da stadio (a Pescara si dice da Curva Nord) dove abbondano richiami all’etica della politica, agli impegni da non tradire, etc.
Tutte considerazioni importanti, per carità, ma rischiose se, nella loro ripetitività, mirano ad imporre una sorta di fondamentalismo irrispettoso di possibili opinioni diverse.
Voglio, sottovoce, proporre una lettura diversa della possibile candidatura del nostro amato Sindaco: le esigenze di un Abruzzo “in declino”, bisognoso di una nuova classe politica forte ed autorevole in grado di dare spinta e smalto a nuovi obiettivi di sviluppo.
Molti dimenticano che la nostra regione che non riesce a dotarsi di un nuovo Piano di Sviluppo regionale, ormai scaduto da tre anni, ad elaborare un nuovo Piano Sanitario, mentre veleggia verso una cifra inimmaginabile di deficit strutturale, e a produrre una sola traccia di Politiche settoriali quali energia, trasporti e rifiuti, rifiuti.
La programmazione dell’uso delle esigue risorse abruzzesi è ormai compito della Comunità Economica Europea, mentre a noi spetta solo eseguire per una evidente mancanza di idee e di proposta.
La situazione richiede, quindi, una svolta forte ed autorevole.
Dobbiamo, in tempi brevi, restituire alla regione capacità competitive che, ad oggi, secondo gli autorevoli studi: 1) della Fondazione SIEMENS Ambrosetti, parlano di una regione dequalificata sul mercato del lavoro, bisognosa di una autorevole riforma della Pubblica Amministrazione e di una dotazione infrastrutturale moderna; 2) sui dati elaborati da SVIMEZ che pretendono un riavvio dello sviluppo economico che faccia uscire l’Abruzzo dalla crescita negativa del Prodotto Interno Lordo.
Nasce naturalmente l’idea che questo nuovo gruppo dirigente venga diretto autorevolmente dalla figura che ha già dimostrato sul campo qualità , intelligenza e capacità nel comunicare nuovi e necessari orizzonti progettuali per la regione.
Sono tra quelli che da mesi, anche con pubbliche dichiarazioni ha sostenuto la necessità di una candidatura di servizio di Luciano D’Alfonso alla Presidenza della Regione Abruzzo.
Aggiungo che tutto questo deve avvenire in un quadro di necessità politiche trasparenti, a partire delle esigenze accresciute di un Ente regionale arricchito di forti poteri legislativi. Occorre ristabilire un nuovo patto con i pescaresi, tramutare i vecchi impegni assunti nella precedente campagna elettorale comunale in un nuovo “contratto” (vero è circostanziato) con i pescaresi e gli abruzzesi.
La forte partecipazione popolare allo Sciopero ed alla Manifestazione della CGIL del 21 febbraio 2003, ripetutasi in occasione dello Sciopero e della manifestazione unitaria del 17 febbraio 2004, contro la mancanza di politiche programmatiche e di sviluppo della Giunta regionale di centro-destra, è stato un segnale forte, dato dal mondo del lavoro e dai pensionati, alla classe politica per un rilancio dell’Abruzzo.
Una battaglia che, per contrastare il profondo declino industriale e la crisi economica che travaglia l’Abruzzo, richiedevano e richiedono, un gruppo dirigente autorevole in grado di sostituire una classe politica debole nei confronti del Governo nazionale.
In quelle iniziative abbiamo denunciato l’assenza dell’Abruzzo sui tavoli nazionali dove si affrontavano le crisi industriali ed aziendali, nei vari settori, mentre regioni ben più forti, e con rappresentanze più autorevoli, si ripartivano produzioni e lavori, lasciando sistematicamente l’Abruzzo a bocca asciutta. Abbiamo subito la politica del cappello in mano, mentre Banche, gruppi industriali e di servizio, quali Eni, Poste, Ferrovie, Enel, Telecom ed Autostrade portavano fuori dall’Abruzzo lavoro e professionalità. Intelligenze emigrate indisponibili a partecipare ad un nuovo progetto per l’Abruzzo che, in un contesto competitivo, deve riflettere su come riorganizzarsi, su come rilanciare la propria cultura, le proprie istituzioni scolastiche, universitarie e scientifiche, ma anche su come dotarsi di una classe politica all’altezza di questa sfida.
Naturalmente queste sono mie opinioni, non discusse in nessuna sede della CGIL, che per motivi statutari e per ben precise scelte politiche, non ha posto e non porrà all’ordine del giorno queste questioni.
Infatti, le dichiarazioni di Domenico Ronca, contrarie ad un’altra dichiarazione, da me condivisa di Mario Boyer, Segretario generale della CGIL di Pescara, lascerebbero trasparire l’esistenza di questo dibattito. Non è così. Sono opinioni, tutte legittime, che non rappresentano priorità, contenuti, quantità e qualità nella CGIL regionale e provinciale.
Ritengo, sicuro di non arrecare disturbo ai miei tanti amici e compagni che hanno arricchito la stampa e gli organi di informazione di tante ed innumerevoli dichiarazioni, che il solo declamarsi pro/contro D’Alfonso candidato a Presidente, senza analisi, riflessioni e proposte incentrate su come l’Abruzzo può, e deve, uscire da questo stato di degrado, si produce solo colore politico, vociare e schiamazzo.
Sarebbe per la verità interessante, vista la qualità di tutti gli attuali attori del dibattito politico, che tutti insieme si dia inizio ad una discussione sulle necessità dell’Abruzzo, mediandole con quelle pescaresi e facendo in modo che il dibattito aiuti la crescita progettuale necessaria ad uno sviluppo armonico dell’intera collettività abruzzese della quale ci sentiamo tutti parte.
Franco Leone
Pescara lì, 9.11.2004