Un ringraziamento a tutti voi, per la vostra partecipazione un saluto particolare a Sergio Cofferati che con la sua  presenza amplifica il  significato di questa nostra Manifestazione. Un appuntamento voluto anche per vivere insieme un risultato frutto del nostro lavoro comune: questa mattina rappresentiamo una organizzazione che  ha raggiunto e superato  113.000 iscritti, consolidata dai risultati raggiunti nelle elezioni delle rappresentanze sui luoghi di lavoro, in quella della scuola con la conquistato del più alto numero di seggi,  ma anche in tante aziende produttive e di servizio. Il Tema della Manifestazione l’Abruzzo immerso nei processi di cambiamento, nel lavoro e nel paese,  ci chiede di  misurare il rapporto tra il consenso e le simpatie, che ci circondano, e le cose che riusciamo a determinare nei confronti delle controparti datoriali e della  Giunta regionale di centro-destra. Non tutte per la verità, ma alcune associazioni padronali mostrano segni di aggressività, su molti terreni, come quelli appartenenti alla regolazione del Mercato del Lavoro e dei diritti contrattuali, forse galvanizzati da una Giunta Regionale interessata alle sirene confindustriali e alterna  negli atteggiamenti. Un giorno, il  18 Dicembre 2000, sottoscrive un accordo sulle procedure della concertazione, l’altro sfugge ad ogni confronto. Sappiamo che l’aver confermato un metodo, non significa concretezza dei risultati, ma il nostro fine è  quello di riavviare un percorso che, nel passato, ha dato risultati positivi per l’Abruzzo, con l’apporto determinante delle forze sociali, delle associazioni e delle istituzioni ai vari livelli, alle scelte programmatiche di sviluppo,  in un momento particolarmente difficile per la nostra regione dopo la fuoriuscita dall’intervento straordinario. C’è  però  qualche iniziale piccola crepa da sottoporre ad un’attenta osservazione per valutarne la portata. Ad esempio le allarmanti e contemporanee dismissioni della presenza di importanti gruppi produttivi e di servizio nella regione, quali,  TELECOM, ENI-AGIP, FERROVIE, POSTE, ENEL non si traducono solo in perdita di posti di lavoro, ma anche di cultura tecnologica e di capacità di proposta e realizzazione futura di servizi avanzati.  Una circostanza che alimenta ombre anche sull’aumento di occupati nel comparto dei servizi ed industriale, in quest’ultimo sono evidenti gli effetti della presenza della grandi  multinazionali, meccanica soprattutto, e di un export galvanizzato dalla  svalutazione della lira prima e dell’Euro poi. Le dismissioni accentuano la caratterizzazione di un Abruzzo assoggettato ad elementi di internazionalizzazione e di centri decisionali esterni al suo territorio. Una questione non nuova, per l’Abruzzo, che affonda le radici nei primi processi di massiccia industrializzazione.  Una circostanza storica che, unitamente alla fuga delle conoscenze , nei settori trainanti della competitività come la telecomunicazione, l’energia, e i trasporti può rappresentare  un duro colpo per il futuro di una  regione bisognosa. di un’ulteriore apporto dalla    logistica ed infrastrutturazione, dal turismo integrato, dai servizi alle imprese, dall’alta formazione e dalla ricerca avanzata,  per stare in Europa, sostenuta dalla valorizzazione delle risorse umane. Il Presidente on. Pace, deve uscire dalle incertezze e dagli appelli al buon cuore, dei ministri di passaggio, ma aprire una contrattazione, con il Governo e le aziende, per porre con urgenza una riflessione sul rischio che sta correndo l’Abruzzo. Sono questi i motivi che hanno portato la Cgil a consigliare al Presidente Pace una serena valutazione tra l’approvazione di una pessima Finanziaria Regionale e l’uso di un esercizio provvisorio, per darsi tempi ragionevoli, da utilizzare con intelligenza politica. Dare coerenza  a tutto lo sviluppo (economico, sociale e produttivo) e non essere solo megafono degli impegni assessorili, cogliere il senso della ripresa, piegarla alla idea di uno sviluppo equilibrato dell’Abruzzo, dotare  le zone interne di risorse certe, richiede un serio lavoro, una valutazione corretta sulla inutilità del ricorso  ad una operazione, come quella  della riduzione dell’IRAP per le zone interne,  non determinante per lo sviluppo di zone che hanno bisogno di interventi sul terreno infrastrutturale, dei servizi, della viabilità e della assistenza economica,  di valore e di contenuto molto più alti. Una Finanziaria dotata di una cultura europea, dunque, che tiene conto di un indirizzo che devitalizza il sostegno economico diretto alle imprese, ma guarda alla fornitura di servizi di qualità, alla dotazione ed inserimento di tecnologia avanzata,  all’uso di politiche creditizie e finanziarie e, non ultimo per importanza, alla  formazione dei lavoratori e dei giovani. Lo abbiamo detto a chiare note nei documenti, in quello  proposto come contributo al dibattito elettorale, Aprile 2000, e  nel documento dell’attivo unitario CGIL-CISL-UIL regionali dell’Ottobre 2000: priorità al sistema integrato dell’istruzione, della formazione, della qualità della ricerca e del ruolo della Università. Tutti elementi non accolti nella Finanziaria regionale 2001, rinviando, così, una risposta all’alta dotazione umana di capitale umano qualificato (giovani diplomati e laureati) presente  in Abruzzo.  Lo abbiamo scritto sui Manifesti e sui volantini  distribuiti nei luoghi di lavoro abruzzesi. Questa Finanziaria regionale non ci piace, anzi le nostre opinioni sono  alternative ai contenuti del Documento approvato dal Consiglio Regionale abruzzese. La Giunta Regionale non ha raccolto il nostro invito ad una linea di cautela aprendo una contrattazione, tra l’altro richiesto, dalle regole in materia di formazione delle Finanziarie e dal nuovo orientamento che emerge dal  federalismo fiscale, che ha di fatto superato l’ingessatura dei vecchi Bilanci regionali, dove la destinazione di uso delle risorse avevano una missione decisa dai poteri centrali.  Ma la Giunta Regionale, se lo desidera, può recuperare questo ritardo culturale, mantenendo l’impegno, già sottoscritto, di riavviare una discussione a tutto campo. Per  la verità i documenti sottoscritti fissavano nella giornata del 28 Febbraio, tre giorni fa, l’avvio di una discussione compresa quella  sulle modalità di reperimento di 100 Miliardi da destinare a politiche del lavoro, di ulteriori risorse da destinare a politiche di sostegno alle zone interne, al mondo del sapere e della conoscenza integrata, ai settori innovativi, bisognosi di sostegno, ed ai ceti svantaggiati.  Oggi, tre Marzo, tanta gente è qui con noi, per esigere dalla Giunta Regionale il mantenimento degli impegni e l’avvio della trattativa concordata. Prima della elaborazione della Finanziaria regionale avevamo chiesto di  concertare un’idea di sviluppo regionale, di favorire l’adozione di un adeguato strumento di programmazione economica e finanziaria. In buona sostanza una sorta di DPEFR (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale) in grado di rendere coerente e trasparente il percorso di utilizzazione delle risorse con il Programma di sviluppo economico e sociale. Seppure in ritardo la Giunta regionale, può passare dalle enunciazioni, alle indicazioni, concordando un Documento impegnativo sulla qualità del sostegno alle politiche di sviluppo sostenibile, creatrici di nuova e solida occupazione, con particolare riguardo a quella femminile, la previsione delle risorse per il riequilibrio territoriale, la quantificazione delle risorse per la promozione di politiche di welfare orientate a soddisfare una nuova domanda di cittadinanza sociale e politiche tariffarie atte ad  agevolare le fasce di popolazione con redditi bassi e svantaggiate territorialmente (diversificazione del sistema tariffario come quello, ad esempio, del Metano e della mobilità, per le popolazioni delle zone interne montane).  La pessima Finanziaria approvata, ricca di svarioni anche contabili che hanno già intaccata la dotazione finanziaria destinate alle eventuali emergenze, necessità di modifiche. Questa circostanza rende significativa la nostra insistenza sulla  dichiarazione di provvisorietà dell’attuale Finanziaria regionale. La Giunta Regionale, lo ha ammesso, impegnandosi a concertare un nuovo Documento che contenga  l’operazione politica richiesta di trasparenza tra spesa e tasse  e  gli obiettivi di politica economica di promozione di sviluppo e solidarietà sociale. Ma c’è una questione sulla quale abbiamo già polemizzato nel 1999 e riguarda l’unica imposta sulla quale la Regione può intervenire l’IRAP. La Giunta Regionale ha effettuata una manovra di riduzione della pressione fiscale intervenendo sull’aliquota dell’IRAP, a vantaggio del sistema delle imprese,  che trova il nostro più netto dissenso per  tre  ordini di motivi, perché:

Primo non si ravvisa la necessità di un ulteriore sgravio fiscale alle imprese, in presenza di una manovra di bilancio nazionale che già sostiene significativamente il loro contributo allo sviluppo del paese;

Secondo si tratta di un’imposta che svolge un ruolo primario nel finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale;

Terzo è una misura di sostegno indifferenziato, che non affronta compiutamente il problema dello sviluppo delle zone interne e dei fattori utili al loro sviluppo competitivo.

Lo sviluppo equilibrato dell’Abruzzo, il recupero produttivo, economico e sociale delle zone interne non richiedono misure indifferenziate, ma al contrario interventi infrastrutturali e risorse capaci di legarsi alle capacità auto-propulsive di sviluppo e di economia sociale, a partire dalla ricchezza data dal sistema dei parchi e dalle ricchezze turistiche, naturali, culturali e ricreative. Ma è proprio l’articolo 1 della finanziaria regionale che ha deciso questa manovra sull’IRAP, ha determinare il nostro NO a quella che abbiamo definita una Finanziaria regionale senza anima, non emendabile per il suo contenuto dirompente e per la tendenza pericolosa che introduce nel sistema di finanziamento dello stato sociale abruzzese. Alla Giunta regionale di centro-destra abbiamo già espressa la necessità del mantenimento quali-quantitativo degli standard di assistenza sanitaria sul territorio regionale; senza favorire surrettiziamente un’ipotesi di ‘sussidiarietà’ di disimpegno del pubblico nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.  Per noi  il Servizio sanitario nazionale pubblico è  garanzia di un diritto universale rivolto a tutti i cittadini, che non può essere messo in discussione attraverso livelli essenziali di assistenza non nazionali,  definiti dalle Regioni e, come qualcuno vuole, calibrati sulle risorse disponibili, attraverso la non approvazione del Piano Sanitario Nazionale e lo smantellamento del Contratto Nazionale di Lavoro degli operatori,  per addivenire a contratti regionali. La Regione Abruzzo si accinge a svolgere in pieno la sua parte. Tra gli obiettivi assegnati ai direttori generali delle ASL esiste già quello della riduzione del 5% della spesa sul personale. Cosa impossibile da realizzare senza il licenziamento di lavoratori o senza creare  problemi di applicazione del vecchio contratto di lavoro nelle ASL. È evidente il tentativo  di far saltare il Contratto nazionale per aprire la strada ai  contratti regionali. La propaganda di potenziamento delle strutture ospedaliere, unita al silenzio sull’organizzazione distrettuale e territoriale dei servizi, rende evidente un’impostazione sanitaria ospedalo-centrica  che, una volta realizzata, andrebbe a produrre un aumento dei costi non sopportabile dalle risorse che la Giunta Regionale stessa ha reso disponibili per la sanità nella finanziaria e ulteriormente ridotte dal taglio richiamato dell’IRAP. Per questi motivi vogliamo discutere di Prevenzione, di Medicina sul territorio, della Rete dei Servizi e dell’integrazione socio-sanitaria, quindi del recepimento, con legge regionale della legge Bindi. Programmazione della sanità e del sociale, per razionalizzare la spesa e per non scoprire un bel giorno che per perseguire scelte sbagliate, si dovranno  pagare più tasse per una sanità inefficiente. Ma un capitolo a parte merita la Prevenzione e la Sicurezza. È la grande scommessa della Cgil Abruzzo.  Abbiamo già detto che bisogna uscire dalle enunciazioni e  rendere operativo quando  contenuto nel Piano Sanitario Regionale, a partire dalla effettuazione dei concorsi per la copertura dei posti e delle funzioni previste.  Non ci stancheremo di tornare a  ripetere che il grado di civiltà di una collettività si misura anche con quella del lavoro e con il rispetto della vita umana. Pretendiamo fatti concreti. La CGIL Abruzzo per il 2001 si è dato un obiettivo chiaro: la riduzione drastica delle morti e degli incidenti sul lavoro. Il Dipartimento regionale sta lavorando quotidianamente per vincere la battaglia intrapresa. Alle nostre strutture territoriali e di categoria abbiamo dato questo forte impegno, dobbiamo impegnarci con forza e costanza.  Ma c’è un’altra vicenda, che ci crea inquietitudine e riguarda i trasporti. È giunto il momento di esigere maggiore chiarezza sulla cosiddetta Privatizzazione dell’ARPA. Abbiamo già chiesto all’Assessore regionale e al Presidente di chiarirci cosa vuol dire privatizzare una Società per Azioni e se non parlano di privatizzazione per fare una cosa diversa: smantellare un sistema di Trasporto che, con tanti limiti, svolge una importante funzione per la mobilità dei lavoratori e degli abitanti delle zone interne,  nel nome di una efficienza indefinita a discapito delle aree più svantaggiate. Anche qui c’è un impegno al confronto sulla politica dei trasporti, da parte dell’assessore regionale, ma, io credo, che faccia bene la categoria, e noi la sosteniamo, a vigilare con attenzione ed a proclamare lo stato di mobilitazione. Quella della politica dei trasporti è una questione fondamentale per il sostegno a scelte di sviluppo della regione, che vanno dall’attuazione della riforma del trasporto locale, al recupero e razionalizzazione del sistema ferroviario, dal potenziamento del sistema portuale ed aeroportuale, alla logistica ed infrastrutture utili alla mobilità delle cose e delle persone. Sono tanti gli argomenti che sto trascurando,     ma so che avremo il tempo di recuperare una maggiore attenzione, anche in altre occasioni. Gli interventi che seguiranno daranno voce all’Abruzzo  nel lavoro e nell’Italia che cambia,  espressioni importanti di condizioni e di luoghi di lavoro, esemplificativi di una realtà che cambia, non sempre in meglio. A me preme, avviandomi alla conclusione, dire due cose:

LA PRIMA  è legata al tema di questa mattina. Dobbiamo chiederci se i  dati luccicanti hanno zone di pura ombra. Ad esempio in questo boom delle esportazioni, qual è stato il contributo del lavoro nero, in questa crescita di occupazione qual è stato il trend di crescita del lavoro  precarizzato ? In quali dati rientrano i lavoratori impegnati nei Lavori socialmente Utili ? Ancora. In questo contesto che significato dare alla crescita di lavoro autonomo iscritto nei nuovi fondi del 10 e del 13 % dell’INPS? Sono dati che esprimono una tendenza, richiedono un’analisi, propongono decisioni. La proposta delle organizzazioni sindacali per la realizzazione di un fondo per l’occupazione pari a 100 Miliardi, da inserire da subito nella Finanziaria regionale, non guardano ad una iniziativa di sapore assistenzialistico, ma vogliono sottolineare questo fatto significativo, per la nostra regione,  divenuto  teatro di un processo di trasformazione delle condizioni dei rapporti di lavoro. All’interno di una occupazione cresciuta nella quale si esprimono:  i risultati negativi dei controlli degli istituti addetti, sui rapporti di  lavoro e sul rispetto delle regole contrattuali e contributive in Abruzzo, che hanno dimostrato l’abuso ed il ricorso a massicce forme di lavoro nero. In una regione dove, all’aumento d’occupazione, si accompagna un incremento delle morti e degli infortuni sul lavoro, tutti i dati devono essere letti insieme, quindi, per definire un giudizio sulla qualità dello sviluppo.  Ma in questo campo c’è un’altra questione che i sindacalisti e le nostre rappresentanze sindacali, nei luoghi di lavoro, devono mettere nella cassetta degli attrezzi: cominciare a trovare forme d’incontro con i lavoratori operanti nelle aziende a vario titolo e ruolo. Il lavoratore interinale, a tempo determinato, flessibile o addetto a servizi esternalizzati deve trovare un interlocutore nella rappresentanza aziendale, sentirsi parte di un’area sindacale rappresentativa forte e determinata nella tutela di tutti.  La nostra crescita di rappresentatività, la difesa dei diritti non può prescindere dalla tutela del diritto di tutti a partire da quel lavoratore che opera al nostro fianco in una diversa condizione. Questo è l’impegno che dobbiamo assumere questa mattina, una volta conosciuto lo schizzo della situazione di lavori che si trasformano, ma dopo la riflessione dovremo passare all’azione, nelle forme che decideremo insieme, consapevoli che solo un’azione congiunta, categorie e confederazione, può dare risultati ed allargare la sfera dei diritti del lavoro e  della democrazia.

LA SECONDA riguarda la convocazione dell’Assemblea degli eletti nelle Rappresentanze Sindacali nella Scuola. Intendiamo proseguire nell’attenzione al processo di riforma che investe il mondo della scuola, delle università e della formazione. La riforma dei cicli scolastici, l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo formativo, l’autonomia didattica, la riforma dell’Università consentono di dare pratica attuazione a quanto previsto dal Patto per il Lavoro del 1998: la costruzione di un’offerta formativa integrata fra formazione e lavoro quale condizione per assicurare a tutti il diritto alla formazione durante tutto l’arco della vita. In questa battaglia la CGIL ha svolto un ruolo attivo, Sergio Cofferati è stato indubbiamente un protagonista importante, però se noi non costruiamo le Piattaforme Territoriali da fare valere su tutti i tavoli di confronto a cui chiamare Regione, Province, il mondo produttivo, insieme a quello della Istruzione e della Ricerca, saremo corresponsabili di un errore politico: quello di non dare prospettiva ai giovani, alle donne  ed ai lavoratori della nostra regione. La sfida globale si vince sul territorio, in quell’incrocio fra territorio e formazione che, solo, può innescare un circuito virtuoso di promozione dello sviluppo. Questo concetto assume un particolare significato nella regione Abruzzo, la regione verde dei Parchi.  Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza con la quale mi avete ascoltato.

Roseto – 3 Marzo 2001       Palazzetto dello Sport

 

Di Franco Leone

ex Segretario Generale della Cgil Abruzzo - ex Seg. Generale Cgil Pescara e dello Spi Regionale.

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