Da tempo, anche decodificando dati diversi, il Professore Pino Mauro afferma, e riconferma, il legame stretto esistente tra l’economia abruzzese e i processi di svalutazione, prima della lira, oggi dell’Euro. L’economia abruzzese tira trascinata dalla ripresa nazionale ed internazionale, ma è sempre l’export a farla da padrone. La Cgil condivide, da tempo, questa lettura ed è da essa che bisogna partire per analizzare, conoscere e scegliere strategie d’intervento nel mondo della impresa, produttiva, agricola e di servizio per la innovazione tecnologica, e nel mondo del lavoro per l’inserimento di strategie formative di breve e lunga durata. La Finanziaria regionale, attualmente in discussione nel Consiglio regionale, non è stata predisposta guardando a questa ottica programmatoria resasi ancor più necessaria all’indomani della pubblicazione della rilevazione trimestrale ISTAT. Segnali in questa direzione erano già pervenuti, infatti sin dal mese di Settembre 1999 la Cgil, insieme a Cisl ed Uil avevano chiesto un tavolo di confronto con la Giunta Regionale per cogliere, approfondendone i significati, l’occasione di una evidente ripresa da tradurre in scelte coerenti, ed innovative, nella fase di predisposizione della Finanziaria regionale 2001. Una ripresa, come rileva il Prof. Mauro che << sul fronte dell’export l’Abruzzo ha fatto segnare un aumento del 34 % sulle rilevazioni precedenti >>. Infatti i dati ISTAT confermano che è stata l’azione delle multinazionali, meccanica soprattutto, a fare coniugare esportazioni ed aumento della occupazione. Una congiuntura positiva, quindi, che unita alle azioni concertate, a partire dal patto di Natale 1998, messe in atto da anni con sagge politiche di sostegno alle imprese e di intervento sulle politiche attive del lavoro, ha dato buoni risultati anche in Abruzzo. Sono questi i motivi che hanno portato la Cgil a consigliare al Presidente Pace una serena valutazione tra l’approvazione di una pessima Finanziaria ed il suo rinvio, tramite l’uso di un esercizio provvisorio, a tempi più ragionevoli, da utilizzare, senza iattanze e senza spirito di autosufficienza, con intelligenza politica. La Finanziaria deve essere uno strumento politico in grado di dare coerenza a tutto lo sviluppo (economico, sociale e produttivo) e non essere solo megafono degli impegni assessorili e delle enunciazioni presidenziali. La Finanziaria doveva cogliere il senso della ripresa, piegarla alla idea di uno sviluppo equilibrato dell’Abruzzo, dotando le zone interne di maggiori risorse, valutando con maggiore attenzione il ricorso ad una operazione, come quella, ad esempio, della riduzione dell’IRAP per le zone interne, scarsamente significativa o comunque non determinante per lo sviluppo di zone che hanno bisogno di interventi sul terreno infrastrutturale, dei servizi, della viabilità e della assistenza economica, di valore e di contenuto molto più alti. La Finanziaria, per aiutare questa ripresa economica abruzzese doveva essere dotata di una cultura europea, tenere conto di un indirizzo che devitalizza il sostegno economico diretto alle imprese, da sole non sufficienti allo sviluppo produttivo ed occupazionale, ma guardare alla fornitura di servizi di alta qualità, alla dotazione di tecnologia avanzata ed al suo inserimento, all’uso di politiche creditizie e finanziarie e, non ultimo per importanza alla formazione dei lavoratori e dei giovani. Ma questi dati luccicanti hanno però zone di pura ombra, ad esempio in questo boom delle esportazioni, qual è stato il contributo del lavoro nero, in questa crescita di occupazione qual è stato il trend di crescita del lavoro flessibile, atipico o precarizzato ? In quali dati rientrano i lavoratori impegnati nei cosiddetti Lavori socialmente Utili ? Ancora. In questo contesto che significato dare alla crescita di lavoro autonomo iscritto nei nuovi fondi del 10 e del 13 % dell’INPS, che hanno visto nell’ultimo anno una impennata, per decine di migliaia, di apertura di nuove posizioni contributive? Esprimono una tendenza, richiedono un analisi, propongono decisioni di sostegno? È questo il compito delle informazioni statistiche, avere dati per decidere con rapidità sulle tendenze in atto. La proposta delle organizzazioni sindacali per la realizzazione di un fondo per l’occupazione pari a 100 Miliardi, da inserire da subito nella Finanziaria regionale, voleva cogliere questo fatto significativo per la nostra regione, divenuto teatro di un processo di trasformazione delle condizioni dei rapporti di lavoro. All’interno di una occupazione cresciuta nella quale si esprimono: una significativa flessione nei servizi che dovrebbero al contrario trovare un incremento coerente con l’andamento generale; i risultati negativi dei controlli degli istituti addetti, sui rapporti di lavoro e sul rispetto delle regole contrattuali e contributive in Abruzzo, che hanno dimostrato l’abuso ed il ricorso a massicce forme di lavoro nero. In una regione dove all’aumento d’occupazione si accompagna un incremento delle morti e degli infortuni sul lavoro, tutti i dati devono essere letti insieme, quindi, per definire un giudizio sulla qualità dello sviluppo. Ma ci sono anche altre questioni che devono occupare la nostra intelligenza per produrre idee ed azioni positive, all’indomani di un’altra pagella quella dell’Unione economica Europea sui Piani nazionali sulla occupazione. Una pagella che riguarda anche la nostra regione. La riforma dei servizi all’impiego si è praticamente fermata al classico palo, le Provincie non vanno avanti, mentre il trasferimento della delega alle Amministrazioni Provinciali della formazione Professionale è ancora in gestazione. Eppure le linee guida per l’occupazione contengono traguardi importanti: nel 2001 il 20 % dei disoccupati dovrà seguire un corso di formazione in tecnologia della informazione e della conoscenza; mentre tutte le scuole abruzzesi devono avere realizzato un accesso ad Internet. Nel 2002 gli insegnanti dovrebbero realizzare la didattica con l’ausilio delle nuove tecnologie. Per finire l’Unione ci chiede di ridurre drasticamente il numero di giovani non impegnati in attività formative. Durante la discussione del Bilancio Preventivo 2000 chiedemmo alla Giunta di fissare obiettivi e risorse per alimentare un rapporto, tutto da costruire, tra Istituzioni, lavoro, scuola ed Università per realizzare la coniugazione tra le opportunità della New economy e le profonde innovazioni in corso nel mondo della educazione, la risposta venne rinviata alla Finanziaria 2001 strumento, allora giudicato più agile e più rispondente alle nuove esigenze. È amaro verificare che, questa necessità non viene raccolta, nonostante le enunciazioni, estive e post, della Giunta regionale e del suo Presidente sulle carenze passate su questo importante argomento. Ma una politica viene perseguita se si prevedono risorse, la Finanziaria 2001 non le prevede. Analizzeremo, approfondiremo, chiederemo agli Istituti di ricerca, compresa l’Ires, di aiutarci nella maggiore comprensione di questo aumento di occupazione, ma la nostra esperienza ci insegna a diffidare, a pensare male per operare bene, se non vengono prima chiarite le ombre chiaro-scure di questa FASE DI SVILUPPO.