Siamo ancora in attesa di un commento, da parte della Giunta regionale, sui dati preoccupanti (vedi Istat e Svimez) riguardanti sia la situazione del sistema economico-produttivo abruzzese, sia l’andamento dell’occupazione. Dati contrapposti alle previsioni ultra-ottimistiche pubblicate dall’Unioncamere, che riesce a far convivere previsioni negative sull’export con altre positive sulla capacità di crescita della ricchezza. Una vera magia, quella dei numeri, che ci fa scoprire come, accanto alla Finanziaria “creativa” del ministro Tremonti, possa nascere una nuova e fantastica (fantasiosa) economia.
È probabile che la Giunta regionale sia affaccendata in altre e più importanti vicende (ripartizioni degli assessorati tra i partiti, nuovi incarichi da assegnare, qualche altra delibera sui ticket, ecc.) sicché resta fermo quanto affermò il neo-assessore al Lavoro, in occasione di una rilevazione ISTAT sull’occupazione in Abruzzo: la nostra è una regione attraversata da un periodo di autentico boom, che conferma “le giuste scelte (quali?) della Giunta Regionale di centro destra”. Quella che oggi non tace è la nuova direzione della Fira, che non può fare a meno di annotare le qualità benefiche della programmazione economica e finanziaria delle Istituzioni, in particolare di quella regionale. Se la maggioranza di centro-destra avesse mantenuto fede ai suoi impegni, da adempiere ci dissero entro dicembre 2000 (nei primi duecento giorni di governo), ovvero avesse affrontato i temi degli interventi infrastrutturali, dei servizi, del credito, l’attuazione programmatoria del piano dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti e di quello energetico, nonché la legge quadro regionale sull’industria, ebbene – solo in quel caso – ci sarebbero oggi tutte le qualità contenute nel commento della Fira.
Molto tempo è passato senza che sia stato prodotto uno “straccio” di legge di settore. Oggi però c’è un’aggravante in più: siamo ancora in attesa del DPEFR, il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale, ed ormai sono passati mesi dalla scadenza per la sua presentazione. D’altra parte il DPEFR è lo strumento di riferimento per proporre la Finanziaria regionale, e tuttavia la struttura burocratica regionale ancora non riceve indicazioni e indirizzi per elaborare uno strumento necessario ad usare con intelligenza le risorse disponibili. Risorse che sono già poche, inferiori a quelle che con grande fantasia si ritenevano a disposizione per lo sviluppo delle zone Interne, come è rilevabile nel Bilancio Triennale che a suo tempo approvò il Consiglio regionale.
La Cgil non è preoccupata soltanto del fatto (certo) che per il terzo anno di fila si ripeterà il calvario dell’esercizio provvisorio, con il conseguente ritardo nell’utilizzo delle già esigue risorse a disposizione. Preoccupa ancora di più la beata e ingovernabile incoscienza con la quale la Giunta Regionale sta affrontando i problemi della collettività abruzzese. La carità di patria inoltre ci impedisce di parlare di programmazione, in una regione che ha approvato il suo ultimo Piano di Sviluppo Regionale durante il governo di centro-sinistra, e che quindi viene governata da un Piano scaduto sotto ogni punto di vista, formale e istituzionale, in un mondo che viaggia a mille. Sarà poco divertente scoprire che lo stesso DPEF, come tutti gli strumenti di programmazione (compresi quelli comunitari quali il Docup) non saprà a quale Piano di Sviluppo riferirsi. Tutto questo a fronte di una legge Finanziaria nazionale che taglia ogni possibilità di intervento virtuoso, per correggere una situazione debitoria accresciuta e incrementata dalla regione Abruzzo e che non lascia spazi a investimenti significativi. Il Presidente Pace, unico tra i presidenti delle regioni, ebbe a dichiarare che la Finanziaria nazionale non era un problema per l’Abruzzo. Evidentemente solo a lui è dato sapere dove scovare le robuste risorse necessarie allo sviluppo abruzzese. Potrebbe essere una risposta al pessimismo espresso dalla Cgil oltre un anno fa (in occasione della precedente Finanziaria regionale), può essere anche, tuttavia, che la posizione assunta da CGIL-CISL-UIL sulla situazione attuale evidenzi e confermi gli elementi di certezza ed il cumulo delle preoccupazioni e dei pessimismi.
La stessa Confindustria abruzzese esce dalla sua riservatezza e dal recinto dei sostenitori del Governo nazionale e regionale, per indicare la strada della cautela, visto il carattere regressivo degli aiuti (altri ne sono già stati tolti) previsti dalla Finanziaria regionale. Ci sono tutti i motivi dunque per riconfermare lo sciopero generale del 18 ottobre, il suo svolgimento in Abruzzo con quattro manifestazioni provinciali. Insieme alla battaglia per la difesa dell’articolo 18, per i diritti contrattuali, per lo sviluppo, per l’occupazione e per il Mezzogiorno, gli abruzzesi hanno ulteriori buoni motivi per partecipare in massa alla difesa della qualità della vita, dello sviluppo sociale e civile, della stessa tenuta del sistema economico e produttivo abruzzese: contro una Giunta regionale impantanata da anni, in un turbinoso balletto di assessorati, di nomine e incarichi senza un chiaro disegno progettuale e politico dello sviluppo abruzzese.
di Franco Leone, Segretario Generale CGIL Abruzzo
Pescara 10 ottobre 2002