L’Abruzzo è coinvolto da lungo tempo in un profondo processo di ristrutturazione economica, sociale e produttiva che ha provocato l’ inaridirsi  della spinta propulsiva del vecchio modello di sviluppo. Questa situazione richiede una riflessione sull’avvio del “progetto di competitività”, nella dimensione regionale e nazionale, in grado di dare respiro alla difesa, in atto, della occupazione e del sistema produttivo abruzzese. Naturalmente gli esiti non saranno indolori, sia per quanto riguarda la struttura imprenditoriale che per quanto concerne quella del lavoro. Il nuovo modello competitivo si gioca fondamentalmente sui fattori della sostenibilità e della nuova centralità del lavoro. L’enorme serbatoio di “energia sociale” può perciò diventare l’elemento vincente dell’ impegnativo processo di riconversione dell’economia abruzzese. Il mercato del lavoro e il suo processo di riqualificazione, dovrà determinare un cambiamento profondo. Per l’Abruzzo la competitività deve essere concentrata su beni e servizi a più alto valore aggiunto, ed è, quindi,  evidente che deve essere cambiata la struttura delle professionalità e il reddito conseguente.
L’Abruzzo potrà costruire l’economia della conoscenza e dell’apprendimento se la conoscenza scientifica e le risorse umane saranno rivalutate nel sistema regionale e nazionale. In questo senso indichiamo alcune strade percorribili nel rapporto tra sapere, innovazione e lavoro e tra diritti sociali e trasformazione competitiva della nostra Regione. I caratteri recessivi dell’economia abruzzese stanno imponendo duri sacrifici ai lavoratori e a tante famiglie che immaginavano di poter contare su una sorta di stabilità della loro condizione. Purtroppo molte sicurezze vengono meno, ed è per questi motivi che oggi deve essere assunto   l’impegno a proporre  un’ offerta nuova che ridia fiducia verso il futuro. Questo è il compito nostro e della politica. Per quanto ci riguarda, rimettendo al centro il lavoro come soggetto fondamentale della “nuova era”, vogliamo scrivere una pagina nuova del valore sociale del lavoro e delle sue immense potenzialità. Parliamo del lavoro inteso in tutte le sue forme e dislocazioni: da quello intellettuale a quello manuale, da quello dipendente pubblico e privato, fino alle ovvie relazioni con le diverse forme del lavoro autonomo.    Questa sfida ci pone davanti a traguardi e percorsi inediti. Sarà necessario ristrutturare il sistema dell’istruzione e della ricerca, la pubblica amministrazione, ma anche i contenuti contrattuali e le relazioni industriali.
Per questa riflessione così “di fondo”  è necessario  aprire un confronto aperto tra le organizzazioni sindacali, le associazioni di rappresentanza imprenditoriale, entro il quale coinvolgere personalità di diversi campi della scienza e del sapere che hanno voglia di misurarsi  su queste tematiche. Un rinnovato impegno delle forze rappresentative sociali, disponibili, da subito, a confrontarsi sui temi di un nuovo Piano di Sviluppo Regionale, desiderose di misurarsi su di  un’attività di respiro programmatorio slegata dalle pratiche quotidiane ed assessorili che hanno caratterizzata questa legislatura regionale.

Per questi motivi i firmatari chiedono:

  • Modalità europee nelle procedure di dialogo sociale. Le parti sociali una volta investite dalle Istituzioni, si riuniscono e producono il cosiddetto Avviso Comune. Solo in caso di mancato accordo o di mancato documento di sintesi, le Istituzioni procedono.
  • Il superamento della delibera attuale di concertazione che prevede una Giunta Regionale protagonista e partecipe della costruzione degli obiettivi da condividere, insieme alle parti sociali, per poi tradurli in atti programmatori e/o leggi da sottoporre all’esame del Consiglio regionale. Tenuto conto del peso acquisito dalle proposte, il Consiglio Regionale assumerebbe il ruolo anomalo di puro e semplice esecutore.
  • Ripristino del CREL, ideato in altri tempi e con altre e diverse funzioni, può divenire la sede per le procedure di confronto, sul modello europeo, tra le parti sociali, andare oltre il semplice ruolo di supporto alla Giunta Regionale e al Consiglio Regionale e divenire luogo del deposito delle idee e delle proposte provenienti dal Consiglio Regionale, dalla Giunta regionale e dalle parti sociali, di elaborazione di ipotesi e proposte programmatiche provenienti dalle parti sociali

Su questi temi i firmatari Segretari generali Fasciani Dino, Leone Franco e Tiburzi Gianni propongono una riflessione utile all’animazione del confronto politico in atto.

Di Franco Leone

ex Segretario Generale della Cgil Abruzzo - ex Seg. Generale Cgil Pescara e dello Spi Regionale.

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