DOCUMENTO DEL COMITATO DIRETTIVO SPI ABRUZZO DEL 21 OTTOBRE 1998: PROGETTARE IN ABRUZZO UNA ECONOMIA SOCIALE PER UN NUOVO STATO SOCIALE. Il Comitato direttivo regionale Spi, dopo un’ampia discussione sulla relazione introduttiva, tenuta dal Segretario Generale Franco Leone, a nome della Segreteria Regionale, approva il presente documento quale proprio contributo al dibattito in corso nella Cgil sulle prospettive e lo sviluppo dell’Abruzzo nei prossimi anni. Lo Spi-Cgil, attraverso l’avvenuta costituzione della Lega Azzurra (coordinamento delle Leghe della costa abruzzese molisana) e con la prossima costituzione della Lega Verde (coordinamento delle Leghe coincidenti con le Comunità Montane presenti nei Parchi abruzzesi e molisani),  la prima per l’avvio di una nuova politica di reinsediamento della Cgil nelle politiche della marittimità, e la seconda per un maggiore impulso alle politiche di sviluppo delle zone interne decide di avviare una forte iniziativa sul terreno delle Economie Sociali e del rinnovamento dello Stato Sociale. Per questi motivi il Comitato Direttivo concorda sulla necessità della elaborazione, in Abruzzo, di una nuova Piattaforma Unitaria, che sia in grado di trarre dal dibattito, in atto, sui dati, statistiche ed interpretazioni sull’andamento della disoccupazione, un nuovo Progetto sindacale, elaborato con il sostegno di un forte confronto con i lavoratori, i giovani, i disoccupati e i pensionati.  Il compito principale del sindacato abruzzese non è quello di ridisegnare nuove egemonie, ma ritessere il progetto confederale unitario abruzzese, vissuto nella iniziativa costante sul territorio. È ormai necessario ripensare, all’indomani della fuoriuscita dall’intervento straordinario nazionale e comunitario, allo sviluppo sociale, economico e produttivo dell’Abruzzo coinvolto, come il resto del paese, in un profondo processo di modifica del suo sistema tecnico-economico. La crescita, che ha già coinvolto l’Abruzzo, non ha nemmeno avuto il tempo di rafforzarsi per consolidare ed aumentare il numero di posti di lavoro. Nel frattempo i disoccupati sono stati oggetto di scarne politiche di sostegno sociale,  che vanno dalle  deboli politiche regionali di inserimento ai  poco produttivi provvedimenti legislativi per la nuova occupazione giovanile. I dati regionali, pubblicizzati dal Censis e dall’Osservatorio del mercato del Lavoro, testimoniano:  una caduta verticale di occupati, una forte espulsione dal mercato del lavoro di migliaia di lavoratori, unitamente alla mancanza di creazione di nuovi posti lavoro. Questa situazione non è sanabile da ricette che hanno al centro la riduzione delle garanzie ai salariati e la flessibilità selvaggia del rapporto di lavoro, per giungere alla resa, della organizzazione della società, alle esigenze del mercato, ma richiedono una diversa evoluzione dello sviluppo e dei costumi, unitamente ai  processi di trasformazione culturale e sociale, in grado di modificare la situazione e di determinare la Nuova Domanda: rendere effettiva la richiesta di nuovi prodotti e soprattutto di nuovi servizi. Il movimento sindacale abruzzese deve acquisire la consapevolezza  che, gli interventi finora realizzati dalle Leggi a sostegno della occupazione, della ricerca e della formazione professionale e che il ricorso a forme di flessibilità della forza lavoro sono  del tutto insufficienti in mancanza di una domanda organizzata. Naturalmente il consumo non è in grado di aumentare quando i salari restano bassi e quando il numero di disoccupati è alto, è necessaria una netta inversione della Politica Economica che, ponendo l’uomo al centro degli obiettivi, faccia dell’occupazione e della crescita di civiltà e del benessere il  motore della canalizzazione delle risorse dai settori ad alta produttività al settore dei servizi. Questo significa affrontare i temi del riavvio di una crescita stabile e duratura e del rafforzamento della struttura produttiva ed economica, con uno spirito diverso, traducibile in una semplice considerazione: la crescita, raggiungibile attraverso, sane politiche nei settori industriali, dei servizi, del terziario e dell’edilizia è necessaria per la produzione di maggiore ricchezza, ma non è   traducibile in maggiore impiego. Sono necessarie altre politiche per non abbandonare al loro destino coloro che sono lontani dai posti di lavoro, politiche favorevoli allo sviluppo in grado di rimuovere la stagnazione dei consumi. A tale fine il Comitato Direttivo propone, quali elementi prioritari, di una Piattaforma in grado  di produrre uno scenario diverso: l’aumento dell’offerta di servizi alle famiglie con redditi bassi, agli anziani, ai bambini, ai giovani in difficoltà; politiche di miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita, soprattutto nelle zone interne.  Ad esse devono essere aggiunte le necessità che il mercato non è oggi in grado di soddisfare. La disponibilità di tempo libero, la modifica degli orari dei servizi cittadini e la diversificazione del tempo di lavoro.  Quest’ultimi temi devono essere visti come nuove e grandi occasioni, per favorire la crescita della domanda dei servizi, e la occupazione relativa, in settori di lavoro ancora del tutto disorganizzati. In questo modo le amministrazioni locali, sostenute da mirate politiche di sostegno nazionale e regionale, possono incentivare  nuovi lavori ed alimentare occupazione qualificata. Una scelta che richiede incentivi, formazione e guida a nuova imprenditoria giovanile. Pensare che questo nuovo mercato del lavoro  si organizzi da solo è pura miopia, infatti esso è solitamente incapace di prevedere i propri bisogni, mentre l’interesse si sviluppa solo quanto il reddito si realizza  in tempi brevi. Il Comitato Direttivo propone, quindi, un nuovo impegno, per il sindacalismo confederale unitario: battersi sui temi di una crescita, economica e produttiva, all’interno dello sviluppo della Economia Sociale, per dare nuovo slancio allobiettivo della piena occupazione, attuare un significativo spostamento di lavoratori verso la produzione di servizi sociali, alla persona, alla famiglia e alle nuove esigenze dettate da una  collettività che sta’ modificando i propri tempi di lavoro e di vita. La Piattaforma sindacale deve esplicitare, quale Obiettivo prioritario, il diniego, nei confronti della regione Abruzzo, a  produrre  interventi legislativi, per lo più di scarso effetto, di sostegno alla occupazione nei solo settori industriali indirizzando più risorse nei settori nei quali, essa, è ottenuta prevalentemente con aumenti della occupazione. Il Comitato Direttivo, infine, propone una forte trasformazione del ruolo dello Stato sociale, dando agli organi statali, oggi gestori dei servizi pubblici, il solo compito della programmazione, dell’indirizzo e del controllo, mentre la gestione deve essere organizzata da soggetti plurimi (imprese di servizio, cooperative ed associazioni) e di volontariato, sottoposte a precise regole di operatività e trasparenza. Mettere in campo nuove risorse, per rilanciare una forte politica dei servizi, in grado di mobilitare ulteriori risorse, provenienti da nuove utenze, come quelle in grado di pagare nuovi servizi, oggi drammaticamente inesistenti, sganciate dalle attese di improbabili interventi assistenziali dello stato, capace di realizzare nuovi posti di lavoro, meno costosi, ma non per questo meno utili.

Di Franco Leone

ex Segretario Generale della Cgil Abruzzo - ex Seg. Generale Cgil Pescara e dello Spi Regionale.