L’espressione di un profondo coinvolgimento di tanti compagni e compagni, di amici ed amiche, sul valore di una mia rimostranza sugli attuali comportamenti della Cgil, irriguardosa  rispetto alla sua storia ed alle storie dei tanti e tante dirigenti sindacali che hanno contribuito a farla grande ed importante per la tutela dei diritti del mondo del lavoro, dei pensionati e degli ultimi , mi confermano che il mio giudizio su un atteggiamento di profonda superficialità, da parte dell’attuale gruppo dirigente è molto “condiviso”.  Ma non era quello il punto a cui volevo arrivare, sono infatti alla ricerca di una ripartenza che sia in grado di “riconciliare” qualsiasi tipo di ansia o conflitto, innestato sull’obiettivo di superamento della  “superficialità” . Una strada ci sarebbe, magari “somigliante” al percorso praticato dalla Cgil Abruzzo in occasione della sua riflessione sul tema “ I comunisti della Cgil, tra Partito e Sindacato. Una riflessione storica , un confronto tra i protagonisti”. Sarebbe  stato molto interessante una partecipazione più vivace, magari con qualche considerazione sul tema della “Cinghia di trasmissione” , sulle difficoltà di dialogo tra Di Vittorio con Togliatti, ad esempio sul tema del Piano del Lavoro o sulle politiche internazionali. Un esempio è dato dai tragici fatti di Ungheria che alimentano nella CGIL un momento difficilissimo. Magari discutere sulla scelta di Giuseppe Di Vittorio che, a differenza del PCI, aveva immediatamente condannato l’intervento sovietico, ma venne però piegato, successivamente, ad una umiliante ritrattazione. Tutto ciò provocò un rifiuto di molti funzionari, che rassegnano le dimissioni, mentre e il numero degli iscritti cala di 1 milione dal 1955 al 1958. Ed allora, non so’ se nel Convegno questo argomento è stato toccato, fu la componente socialista della CGIL, sottoposta a pressanti inviti alla scissione, che respinse determinando le condizioni della crescita di una grande organizzazione.  Non sono venuto a conoscenza dei temi o dell’intensità degli interventi, leggo affidati a dirigenti storici, comunisti e post comunisti della Cgil, ma non è questo il punto di riflessione, anzi ne voglio indicare un altro. Molti sanno che appartengo a coloro che sono rimasti in attesa della organizzazione di una giornata di riflessione storica, sulla figura e sul ruolo di Agostino Marianetti nella Cgil. In occasione della sua morte non venne organizzata nessuna cerimonia negli spazi della Cgil, come è avvenuto in diverse occasioni, qualcuno, alle molte rimostranze, comprese le mie , rispose che ci sarebbe stata un’occasione . Sono passati sei anni, quindi quando finisce la “damnatio memoriae” direbbe FOA. Eppure non è ancora stato emesso il decreto di condanna, come si decretava in Roma antica in casi gravissimi, per effetto della quale veniva cancellato ogni ricordo (ritratti, iscrizioni) dei personaggi colpiti da un tale decreto. Voglio aggiungere che altro stile ha riguardato altre vicende, ma mi duole  ricordare che anche i post comunisti di oggi lo hanno perso lo stile che, magari era posseduto da altri post comunisti (fino a qualche anno fa) quando hanno organizzata la iniziativa che allego a questo scritto. La riproposizione e la testimonianza dell’affetto che ha circondato Agostino Marianetti, tangibile anche nella sua intensità grazie alle immagini raccolte in occasione di una  Tavola Rotonda (che propongo in Video) svoltasi, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, Palazzo Mattei di Paganica, Sala Igea , con la partecipazione di Giorgio BENVENUTO, Daniele FICHERA, Ugo INTINI ha moderato  Luigi TROIANI. Nel corso dell’incontro è intervenuto anche l’Autore. Era il 10 dicembre 2015, ma già poco tempo dopo scompare  il 21 Gennaio 2016.  Ma il libro “lo c’ero”  è molto di più di uno scritto o una descrizione autobiografica. Come ho detto, in diverse occasioni, frequentarlo era “faticoso” , perché sentiva il bisogno di una continua e costante iniziativa, come se non ci fosse mai tempo. Allora lo immagino affacciato a quella finestra , per poco tempo, perché il mondo , quello frequentato da lui, aveva bisogno di suggerimenti, di obiettivi e di iniziative di movimento tese a realizzare un disegno “superiore”. Un equilibrio  più avanzato un passo, nel gradualismo, più di prima. Ma tutto, però, nel pieno del bisogno di un calore umano sempre presente nella sua vita. Nel periodo della mia collaborazione con lui , negli Uffici organizzativi del PSI, dove affrontavo, per suo conto, i temi dei conflitti tra le correnti, le dispute sul Tesseramento e i Congressi “a doppio” fatti nella stessa città, ogni mia relazione finiva  con un suo ringraziamento. Una frase che mi riempiva di soddisfazione, l’unica, perché le questioni che affrontavo erano praticamente “irrisolvibili”, ma la sua “testardaggine” nel riferire al Segretario Nazionale Craxi o al coordinatore di Segreteria Claudio Martelli, la situazione organizzativa testimoniava il livello raggiunto da un dirigente, segnato da una vita interamente vissuta nell’impegno nel sindacato, nella politica e nelle istituzioni elettive, che non si rassegnava alla deriva che ormai attanagliava il PSI. Eppure l’impegno messo da Dino, nella preparazione della Conferenza di Organizzazione del PSI, fu totale, ne siamo testimoni e partecipi io con  Daniele Fichera. Una Conferenza che, a mio avviso, fu una occasione persa dal PSI , perché la elaborazione su come era necessario strutturare un partito moderno in grado di parlare alla società e di sapere rispondere ai suoi bisogni fu alta, ma le direttive politiche per “innovare” furono blande ed inadeguate. Per quanto mi riguarda furono le ultime giornate a Roma, perché la mia esperienza si era conclusa , infatti tornai in Abruzzo in Cgil per svolgere il ruolo di Segretario Generale Aggiunto. Il resto lo possiamo leggere tutti nel suo racconto appassionato ma di grande onestà intellettuale, dove il nostro amato Dino  propone un viaggio nella politica italiana, guardando in particolare ai sindacati e a i partiti della sinistra. Non posso nascondere che l’espressione di un profondo coinvolgimento di tanti compagni e compagni, di amici ed amiche, sul valore di una mia rimostranza sugli attuali comportamenti della Cgil, irriguardosa  rispetto alla sua storia ed alle storie dei tanti e tante dirigenti sindacali che hanno contribuito a farla grande ed importante per la tutela dei diritti del mondo del lavoro, dei pensionati e degli ultimi , mi confermano che il mio giudizio su un atteggiamento di profonda superficialità, da parte dell’attuale gruppo dirigente è molto “condiviso”.  Ma non era quello il punto a cui volevo arrivare, sono infatti alla ricerca di una ripartenza che sia in grado di “riconciliare” qualsiasi tipo di ansia o conflitto, innestato sull’obiettivo di superamento della  “superficialità” . Una strada ci sarebbe, magari “somigliante” al percorso praticato dalla Cgil Abruzzo in occasione della sua riflessione sul tema “ I comunisti della Cgil, tra Partito e Sindacato. Una riflessione storica , un confronto tra i protagonisti”. Sarebbe  stato molto interessante una partecipazione più vivace, magari con qualche considerazione sul tema della “Cinghia di trasmissione” , sulle difficoltà di dialogo tra Di Vittorio con Togliatti, ad esempio sul tema del Piano del Lavoro o sulle politiche internazionali. Un esempio è dato dai tragici fatti di Ungheria che alimentano nella CGIL un momento difficilissimo. Magari discutere sulla scelta di Giuseppe Di Vittorio che, a differenza del PCI, aveva immediatamente condannato l’intervento sovietico, ma venne però piegato, successivamente, ad una umiliante ritrattazione. Tutto ciò provocò un rifiuto di molti funzionari, che rassegnano le dimissioni, mentre e il numero degli iscritti cala di 1 milione dal 1955 al 1958. Ed allora, non so’ se nel Convegno questo argomento è stato toccato, fu la componente socialista della CGIL, sottoposta a pressanti inviti alla scissione, che respinse determinando le condizioni della crescita di una grande organizzazione.  Non sono venuto a conoscenza dei temi o dell’intensità degli interventi, leggo affidati a dirigenti storici, comunisti e post comunisti della Cgil, ma non è questo il punto di riflessione, anzi ne voglio indicare un altro. Molti sanno che appartengo a coloro che sono rimasti in attesa della organizzazione di una giornata di riflessione storica, sulla figura e sul ruolo di Agostino Marianetti nella Cgil. In occasione della sua morte non venne organizzata nessuna cerimonia negli spazi della Cgil, come è avvenuto in diverse occasioni, qualcuno, alle molte rimostranze, comprese le mie , rispose che ci sarebbe stata un’occasione . Sono passati sei anni, quindi quando finisce la “damnatio memoriae” direbbe FOA. Eppure non è ancora stato emesso il decreto di condanna, come si decretava in Roma antica in casi gravissimi, per effetto della quale veniva cancellato ogni ricordo (ritratti, iscrizioni) dei personaggi colpiti da un tale decreto. Voglio aggiungere che altro stile ha riguardato altre vicende, ma mi duole  ricordare che anche i post comunisti di oggi lo hanno perso lo stile che, magari era posseduto da altri post comunisti (fino a qualche anno fa) quando hanno organizzata la iniziativa con un Manifesto, che allego a questo scritto, dove post comunisti, comunisti e socialisti si confrontano perché tutti rispettosi del ruolo che l’indimenticabile Marianetti ha svolto nelle, e per , la Cgil. La riproposizione e la testimonianza dell’affetto che ha circondato Agostino Marianetti, tangibile anche nella sua intensità grazie alle immagini raccolte in occasione di una  Tavola Rotonda (che propongo in Video) svoltasi, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, Palazzo Mattei di Paganica, Sala Igea , con la partecipazione di Giorgio BENVENUTO, Daniele FICHERA, Ugo INTINI ha moderato  Luigi TROIANI. Nel corso dell’incontro è intervenuto anche l’Autore. Era il 10 dicembre 2015, ma già poco tempo dopo scompare  il 21 Gennaio 2016.  Ma il libro “lo c’ero”  è molto di più di uno scritto o una descrizione autobiografica. Come ho detto, in diverse occasioni, frequentarlo era “faticoso” , perché sentiva il bisogno di una continua e costante iniziativa, come se non ci fosse mai tempo. Allora lo immagino affacciato a quella finestra , per poco tempo, perché il mondo , quello frequentato da lui, aveva bisogno di suggerimenti, di obiettivi e di iniziative di movimento tese a realizzare un disegno “superiore”. Un equilibrio  più avanzato un passo, nel gradualismo, più di prima. Ma tutto, però, nel pieno del bisogno di un calore umano sempre presente nella sua vita. Nel periodo della mia collaborazione con lui , negli Uffici organizzativi del PSI, dove affrontavo, per suo conto, i temi dei conflitti tra le correnti, le dispute sul Tesseramento e i Congressi “a doppio” fatti nella stessa città, ogni mia relazione finiva  con un suo ringraziamento. Una frase che mi riempiva di soddisfazione, l’unica, perché le questioni che affrontavo erano praticamente “irrisolvibili”, ma la sua “testardaggine” nel riferire al Segretario Nazionale Craxi o al coordinatore di Segreteria Claudio Martelli, la situazione organizzativa testimoniava il livello raggiunto da un dirigente, segnato da una vita interamente vissuta nell’impegno nel sindacato, nella politica e nelle istituzioni elettive, che non si rassegnava alla deriva che ormai attanagliava il PSI. Eppure l’impegno messo da Dino, nella preparazione della Conferenza di Organizzazione del PSI, fu totale, ne siamo testimoni e partecipi io con  Daniele Fichera. Una Conferenza che, a mio avviso, fu una occasione persa dal PSI , perché la elaborazione su come era necessario strutturare un partito moderno in grado di parlare alla società e di sapere rispondere ai suoi bisogni fu alta, ma le direttive politiche per “innovare” furono blande ed inadeguate. Per quanto mi riguarda furono le ultime giornate a Roma, perché la mia esperienza si era conclusa , infatti tornai in Abruzzo in Cgil per svolgere il ruolo di Segretario Generale Aggiunto. Il resto lo possiamo leggere tutti nel suo racconto appassionato ma di grande onestà intellettuale, dove il nostro amato Dino  propone un viaggio nella politica italiana, guardando in particolare ai sindacati e a i partiti della sinistra.