Silvano Verzelli non riesce a trovare molto spazio nella storiografia della Cgil. Una ricerca sulla storiografia offre poco, quindi questa affermazione non dovrebbe creare molta perplessità, o addirittura attirare critiche da parte degli attuali dirigenti della Cgil. La storia non è l’argomento preferito nel gruppo dirigente post comunista, che in diverse occasioni si è cimentata nella riflessione sul ruolo del PCI e dei comunisti, omettendo di approfondire il contributo dato dai socialisti sia alla crescita della Cgil, ma anche alla “maturazione” riformatrice del gruppo dirigente dell’intera Cgil. Già sento il coro : ecco il solito critico. Ma in questo caso l’argomento mi interessa poco perché la mia esperienza mi suggerisce una definizione di Silvano, accompagnata da una risposta sul perché è scesa questa ombra sul suo ruolo. Silvano, per chi ha avuta la fortuna di conoscerlo era un maestro di riformismo, in grado di darti gli strumenti per comprendere la bellezza, per poi scoprire il vantaggio, dell’essere sindacalista. Ma era necessario dotarsi degli strumenti per affrontare i problemi, le difficoltà e i temi da risolvere con la conoscenza e la duttilità nell’azione. In fondo. E più semplicemente, aprire la mente al gradualismo utile alla soluzione dei problemi dei lavoratori come persone e cittadini portatori di diritti. Saranno questi i motivi, per cui cercare sui Silvano Verzelli informazioni , nell’archivio o nei documenti Cgil, è un’opera vana. Una cosa che mi spiace molto, perché ho avuto occasione di conoscerlo  personalmente, durante le riunioni del CD Nazionale e mi piacerebbe che il suo pensiero venisse conosciuto con maggiore ampiezza. Anzi fonte di formazione storica e culturale per i nostri dirigenti attuali. Ma di fronte a chi ci troviamo si riesce a capirlo solo se racconto di quella occasione, vissuta direttamente con la mia partecipazione ad una discussione, sviluppatasi nel CD Nazionale Cgil, molto  accalorata sui temi della Alternanza politica e della Autonomia della Cgil, dal Quadro politico. Un’occasione unica che mi ha consentito di “godere” del carisma che lo circondava. Scoprii  nel corso di questa riunione, tenutasi nel centro scuola di Ariccia, molto difficile e ricco di contrasti, e soprattutto “rumorosa”, per responsabilità del chiacchiericcio classico durante gli interventi, il Presidente dell’Assemblea (se ricordo bene Truffi) da la parola a Verzelli. Come una sorta di magia, l’assemblea piomba nel più completo silenzio , calandosi in una sorta di apnea per almeno mezzora. Scoprii, in quella occasione, che in Cgil non erano gli incarichi a fare il dirigente, ma il sapere e la  capacità di trasmettere analisi e conoscenze. Verzelli era proprio tutto questo, ed anche se in Cgil non trovi una sua bibliografia completa, posso solo dire che è stato vice segretario della Federazione dei chimici , poi dal  1969, segretario confederale della Cgil. Non credo di avere conosciuto in Cgil, dove ho incontrato persone amabili sia tra i socialisti, tra i comunisti e terza componente, un signore pari a lui in tutti i sensi, nei modi di fare e nel rapportarsi con gli altri.  Mai una parola fuori dalle righe, non l’ho sentito mai alzare la voce, tanto e troppo “riservato”.  Sarebbe bello riprodurre qualche suo intervento in grado di darne tutto lo  spessore , ma purtroppo, non gli sono stati dedicati Convegni, o acute riflessioni di vago sapore storico, per  nella documentazione storica della Cgil si riescono solo a rintracciare un’importate relazione nella quale veniva spiegata la riforma delle pensioni della fine degli anni ’60 ed  un intervento propositivo nella illustrazione della Riforma Sanitaria n°833, durante un Convegno Unitario sul tema.  Nelle parole di un altro innominabile Giuliano Cazzola, che pure è stato Segretario Nazionale della Cgil,  si legge di lui che: “I suoi interventi davano il senso di una lunga e accurata preparazione”.  Un’altra immagine, sempre raccontata dallo stesso Giuliano, viene dalla battuta di Vittorio Foa, quando, ascoltando Verzelli parlare in una riunione disse agli astanti, tra i quali lo stesso: «Quando parla Silvano ho sempre l’impressione che mi chiami alla lavagna e mi dia il voto».  Dopo aver ricoperto numerosi incarichi di direzione del Centro confederale, nel 1984 fu nominato vice-presidente del Cnel. In quell’incarico rimase fino al 1989.  Alla morte di Silvano Verzelli nel marzo del 2011, seppure la notizia non ha avuto il risalto che meritava, sono venuto a conoscenza che Susanna Camusso, Segretaria Generale della Cgil, a nome di tutta la Cgil espresse le condoglianze alla famiglia ma colse l’occasione anche per ricordare che Silvano era stato nella Segreteria Nazionale Cgil e che forte era la gratitudine nei suoi confronti per il suo impegno sui temi della salute, della sicurezza e della previdenza dei lavoratori. I presenti hanno raccontato che allo stesso modo fu ricordata con particolare affetto anche la militanza socialista in quegli anni non sempre facili in cui la Cgil era organizzata in correnti.